Muhammad Yunus, economista bengalese premi Nobel per la pace nel 2006, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, ha criticato fortemente il reddito di cittadinanza, la misura più rappresentativa della proposta politica del Movimento Cinque Stelle.
“Il reddito di cittadinanza rende più poveri, non è utile a chi è povero e a nessun altro, è una tipica idea di assistenzialismo occidentale e nega la dignità umana”, ha detto Yunus.
Muhammad Yunus ha vinto il Nober per la pace per aver creato la Gremeen Bank, la cosiddetta “banca dei poveri” specializzata nel microcredito, un sistema di piccoli prestiti erogati a persone che non possono permettersi i prestiti della banche tradizionali.
“I salari sganciati dal lavoro rendono l’uomo un essere improduttivo, ne cancellano la vitalità e il potere creativo” ha affermato Yunus, che giovedì sarà a Torino al Grattacielo Intesa San Paolo, per avviare una serie di convegni in Italia che lo vedrà protagonista anche a Roma e Milano.
Parlando dell’Europa, Yunus ha affermato: “Mi piace la consapevolezza che c’e’ qui per la sicurezza dei cittadini, e mi piace il fatto che la società si senta responsabile per quelli che sono tagliati fuori, anche se poi non sempre riesce a includerli. Mi piace la preoccupazione per i diritti umani, per il ruolo della legge e soprattutto per la costruzione di leggi, per il percorso che porta a formarle. Sono cose che a noi dell’Est mancano”.
Tornando sul reddito di cittadinanza, il premio Nobel ha ribadito che “è la negazione dell’essere umano, della sua funzionalità, della vitalità, del potere creativo. L’uomo è chiamato a esplorare, a cercare opportunità, sono queste le cose che vanno create, non i salari sganciati dalla produzione, che per definizione fanno dell’uomo un essere improduttivo, un povero vero”.
Alla domanda su quale leader politico stia rispondendo meglio di tutti alle sfide globali, Yunus ha risposto: “Non ho molta fiducia nelle leadership globali in questo momento e penso in particolare a Donald Trump, che vuole un’America più chiusa e concentrata in se stessa, dove le armi e le bombe sono uno strumento politico considerato efficace”.
“Quello che in questo momento mi dà maggiore speranza è Emmanuel Macron, il presidente francese, mi piace come si pone e come parla. Forse è il primo di una nuova generazione di leader”.