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    Voli cancellati per il Coronavirus, l’Antitrust boccia i voucher al posto dei rimborsi: “Non possono essere imposti”

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 28 Mag. 2020 alle 19:38

    Voli cancellati per Coronavirus, Antitrust: “No voucher al posto di rimborso”

    Dopo che nelle scorse settimane tutte le associazioni dei consumatori si erano lamentate dei voucher come unica opzione di rimborso per tutti i voli cancellati a causa dell’emergenza Coronavirus, adesso che il decreto Cura Italia che conteneva tale norma è stato convertito in legge si è esposta anche l’Antitrust. L’Autorità ha infatti pubblicato una segnalazione, nei confronti di Parlamento e governo, nella quale boccia l’articolo 88 bis della legge 27 del 2020. Proprio quello che prevede la possibilità per le compagnie di trasporto di non rimborsare i clienti cui è stato cancellato un viaggio, ma di emettere un voucher dello stesso importo del biglietto da usare entro un anno e a cui il cliente non può dire di no.

    Una possibilità, questa, che quasi tutte le compagnie aeree in Italia stanno mettendo in pratica, per evitare di dover tornare indietro i soldi ai clienti. L’Antitrust ha tuttavia sottolineato come l’articolo della legge in questione vada in contrasto con le normative vigenti a livello europeo, che prevedono sempre la possibilità per il consumatore di scegliere tra rimborso e voucher. L’Autorità ha inoltre segnalato al Parlamento e all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte che nei giorni scorsi la stessa Commissione europea avesse raccomandato ad alcuni Paesi membri – Italia compresa – di non imporre i voucher, ma di garantire la possibilità di scelta ai cittadini.

    “A fronte del permanere del descritto conflitto tra normativa nazionale ed europea – scrive l’Antitrust – l’Autorità interverrà per assicurare la corretta applicazione delle disposizioni di fonte comunitaria disapplicando la normativa nazionale con esse contrastante”. Infine, nella segnalazione c’è anche un invito a trasformare i voucher da uno strumento che sembra “una pistola alla tempia” a qualcosa di più appetibile. Ad esempio, rendendoli cedibili a parenti e amici o garantendo comunque il rimborso se alla fine il buono non venisse sfruttato.

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