Già oggi l’Italia può vantare una delle reti di distribuzione dell’energia elettrica più virtuose d’Europa; tuttavia, le nuove prospettive del settore elettrico – innescate principalmente dalla rivoluzione ecologica e digitale e dal cambiamento climatico – impongono agli operatori di intensificare il ritmo degli investimenti. Si stima, in particolare, che nei prossimi dieci anni, nel nostro Paese, serviranno circa 6 miliardi di euro all’anno nell’ammodernamento delle reti di distribuzione: solo così sarà possibile garantire la continuità delle performance. È quanto emerge da “Il ruolo della distribuzione elettrica per una transizione energetica sicura”, rapporto realizzato da Teha (The European House Ambrosetti) in collaborazione con Enel.
Nuovi orizzonti
Si potrebbe anche installare la massima potenza possibile di impianti alimentati da fonti rinnovabili, ma, senza le adeguate connessioni infrastrutturali, la transizione verso un’energia pienamente pulita resterebbe solo sulla carta. Avere una rete moderna, in altre parole, è un fattore abilitante per la decarbonizzazione. È imperativo, quindi, investire non solo nella produzione di energia rinnovabile, ma anche nelle infrastrutture che ne permettono la distribuzione efficiente e sicura. Solo così potremo realizzare una transizione energetica sostenibile.
Non è un caso che l’infrastruttura elettrica sia riconosciuta come strategica a livello europeo, con il Net Zero Industry Act della Commissione che indica nella rete un elemento chiave per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero al 2050. E per centrarlo Bruxelles prevede che entro metà secolo sarà necessario raddoppiare il tasso annuo di installazione di fonti rinnovabili rispetto alla media degli ultimi cinque anni e che il 60% dei consumi energetici finali dovrà essere coperto dal vettore elettrico (a fronte del 22% registrato nel 2022).
L’infrastruttura di distribuzione dovrà essere in grado di gestire flussi energetici assai più elevati. Ma non solo. Con la continua crescita delle rinnovabili cambia anche il modo in cui l’elettricità viene generata: nei prossimi anni il flusso sarà sempre meno mono-direzionale – dal distributore al consumatore finale – e sempre più capillare, con il consumatore che gioca un ruolo anche attivo, perché ogni piccolo impianto rinnovabile (anche quello fotovoltaico sul tetto di un privato cittadino) dialoga in modo bi-direzionale con la rete e con il sistema.
L’infrastruttura di distribuzione va quindi adeguata a queste nuove esigenze dettate dal cambiamento di assetto del sistema elettrico: un sistema caratterizzato dalla crescita delle rinnovabili, da un’elettrificazione spinta dei consumi e da una generazione elettrica sempre più decentralizzata.
Salto nel futuro
La complessità da gestire, insomma, aumenta e l’infrastruttura deve essere innovata per reggere il passo. Nel 2023 in Italia sono stati installati 5,76 GW di nuove rinnovabili, quasi il doppio dell’anno precedente e quasi il quadruplo rispetto al 2021. Sempre nel 2023 sono state effettuate oltre 370mila connessioni, sette volte in più rispetto a dieci anni fa.
Oggi sul territorio nazionale si contano 1,7 milioni di “prosumer” (cioè contemporaneamente produttori e consumatori di energia) ed entro il 2026 arriveremo a 2,8 milioni, per una potenza di 58 GW. Solo in Italia, Enel prevede di collegare alle proprie reti circa 4 milioni di impianti di generazione distribuita entro il 2030.
Anche il crescente livello di digitalizzazione delle infrastrutture, abbinato ai forti progressi tecnologici nelle capacità di calcolo e di comunicazione in tempo reale, è al centro della trasformazione del modello operativo globale delle reti. A tal proposito, Enel punta a dotare di “smart meter” (il contatore intelligente) l’80% dei suoi clienti nel mondo entro il 2025.
L’innovazione tecnologica dai software quantistici “edge computing” al modello Network Digital Twin, una sorta di copia virtuale della rete reale e di ogni sua singola componente in grado di replicarne in tutto e per tutto il funzionamento e di testarlo in tutte le condizioni possibili, riduce i costi e aumenta l’affidabilità delle reti. Stiamo entrando nella cosiddetta “era dell’intelligenza distribuita”, dove la tecnologia consente di sviluppare soluzioni per gestire la flessibilità e l’enorme quantità di dati generati dalla rete e dagli impianti di generazione distribuita.
L’infrastruttura del futuro, dunque, è evoluta, efficiente, digitale. Ma non basta, perché essa deve affrontare anche altre nuove sfide, come quella del cambiamento climatico che si traduce in eventi atmosferici estremi ormai sempre più frequenti. Ecco perché la rete deve essere resa anche più resiliente, ossia più flessibile e facile da ripristinare in caso di forte stress atmosferico.
Nel 2022 i fenomeni meteorologici estremi nel mondo sono aumentati di quasi il 20% rispetto alla media degli ultimi dieci anni. E l’Italia è al primo posto nell’Unione europea per perdite economiche pro-capite legate al cambiamento climatico con 284 euro di perdita pro-capite, pari a 167 euro in più rispetto alla media europea.
Eventi come alluvioni, frane, siccità e ondate di calore possono creare danni rilevanti alle infrastrutture elettriche, con ripercussioni sul sistema produttivo e sulla collettività. L’infrastruttura, quindi, va rafforzata e messa nelle condizioni di reggere l’urto del cambiamento climatico.
Generazione distribuita, aumento dell’energia da fonti rinnovabili e reti digitali ed evolute accelereranno notevolmente il processo di elettrificazione in molti aspetti della nostra vita quotidiana, facendo bene all’ambiente e riducendo i costi per i cittadini.
Cosa occorre fare
In Italia oggi più dell’80% dell’elettricità consumata è fornita dalla rete di distribuzione: si tratta di un servizio essenziale che arriva a oltre 30 milioni di utenze domestiche e 7 milioni di utenze commerciali e industriali.
Sempre secondo lo studio Teha-Enel, la nostra infrastruttura è tra le più virtuose d’Europa. L’indagine l’ha confrontata, in particolare, con quelle di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, cinque Paesi comparabili per dimensione socio-economica e per modello gestionale della distribuzione elettrica. Ebbene, il nostro Paese è risultato secondo per la performance relativa alle perdite di rete e per crescita dell’elettricità distribuita e primo per efficacia degli investimenti, tasso di penetrazione e funzionalità degli smart meter ed economicità degli oneri di rete.
Negli ultimi cinque anni in Italia gli investimenti sull’infrastruttura di distribuzione sono raddoppiati, passando dagli 1,8 miliardi di euro del 2018 ai 3,7 miliardi del 2023, e per l’anno in corso è previsto ancora un sensibile incremento arrivando a quota 4,7 miliardi. Gli operatori sono dunque già impegnati nel tentare di rispondere alle sfide del settore.
Ma nel prossimo decennio si attende un ulteriore rafforzamento. L’evoluzione del sistema elettrico richiede nuovi importanti investimenti nella rete per garantire una transizione “senza strappi”. Lo studio Teha-Enel quantifica in 60 miliardi di euro la somma che andrà iniettata nel sistema tra il 2025 e il 2034.
Si stima che tali investimenti potranno generare un impatto positivo significativo sull’intera economia nazionale, producendo oltre 13 miliardi di euro di valore aggiunto all’anno, pari a circa lo 0,7% del Pil italiano, abilitando oltre 170mila posti di lavoro e garantendo oltre 12 miliardi di euro di redditi per le famiglie italiane. Ammodernare e rafforzare la rete elettrica, insomma, conviene a tutti.