Target 2 è il sistema di gestione e compensazione dei pagamenti in euro utilizzato dalle banche nazionali e commerciali. Al sistema aderiscono i paesi dell’Unione Europea ed è coordinato dalla Banca centrale europea
Tramite questa ‘cervellone’ elettronico, condiviso tra le banche centrali di ciascun paese e circa 1.700 banche private, vengono elaborati in tempo reale i pagamenti in euro tra banche dell’Ue.
Target 2 è stato introdotto nel novembre del 2007, a ridosso della crisi economica, andando a sostituire il sistema Target che era integrato ad altre “stanze di compensazione”, le cosiddette clearing house.
Dovrebbe garantire l’equilibrio tra le bilance di pagamento dei paesi dell’Ue, ma il meccanismo è esploso con l’introduzione del Quantitative Easing.
Da allora i paesi più fragili, come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno aumentato il loro debito nei confronti di quelli più solidi, come la Germania, l’Olanda e il Lussemburgo.
Target 2, come funziona?
Il meccanismo si attiva, ad esempio, quando un italiano acquista un prodotto venduto da una società tedesca. Poniamo che costi 1.000 euro. La banca commerciale dell’italiano elimina dal conto corrente del suo cliente la somma richiesta, ed effettua un bonifico presso la banca commerciale dell’azienda tedesca.
L’operazione, che coinvolge banche di paesi diversi, coinvolge il Target 2 e quindi anche la Bce e le due banche centrali nazionali, in questo caso Banca d’Italia e Bundesbank.
La banca nazionale funziona infatti come prestatore di denaro per le banca commerciali – come Unicredit, Intesa SanPaolo 0 Ubi Banca. Proseguendo con il nostro esempio, la banca privata presso cui ha il conto l’italiano si troverà con un saldo negativo di 1.000 euro nei confronti della Banca d’Italia.
Quando il bonifico entra nelle disponibilità della banca privata tedesca, questa si troverà un saldo attivo nei confronti della Bundesbank. E a catena, la Banca d’Italia avrà un saldo negativo di 1.000 euro nei confronti del sistema Target 2, ossia la Bce, e la Bundesbank un attivo per la stessa somma.
Così il nostro debito privato si trasforma in un debito tra banche centrali nazionali, e in un passivo nella bilancia dei pagamenti italiana nei confronti di quella tedesca.
Per compensare lo squilibrio è necessario che l’Italia venda un bene di pari valore alla Germania, o che la Germania utilizzi il surplus per acquistare titoli di stato italiani. Oppure, ancora, che la Bce eroghi liquidità all’Italia.
Il Quantitative Easing
L’Italia ha accumulato una passività nei confronti del sistema Target 2 di circa 490 miliardi euro. Lo squilibrio è dovuto non tanto ai flussi commerciali, ma alle fughe di capitale, aumentate dopo la crisi del 2007-08.
L’aumento vertiginoso del saldo negativo è stato innescato qualche anno dopo, con l’introduzione del Quantitative Easing (Qe), il programma di acquisto dei titoli di stato avviato nel 2015 per stimolare l’economia in crisi.
Lo scopo del Quantitative Easing è quello di contrastare l’inflazione eccessivamente bassa provocata principalmente dal calo dei consumi.
Per sostenere l’inflazione la Bce negli ultimi tre anni ha immesso moneta nel mercato attraverso l’acquisto dei titoli di stato dei paesi dell’eurozona.
A metà giugno la Bce ha annunciato che da ottobre il Qe si ridurrà e gli acquisti di titoli passeranno da 30 a 15 miliardi. Nel 2019 il programma terminerà
Perché è esploso il debito italiano con la Bce
Nel 2009 il saldo dell’Italia è addirittura positivo per 54,8 miliardi, si riduce a 3,4 nel 2010 e nel 2012 è sceso fino a -255 miliardi di euro. Dal 2014 (-208 miliardi), quando si attiva il Qe, la passività è aumentata fino a raggiungere i 490 miliardi circa.
Attraverso il Qe la Bce ha prestato liquidità alle banche centrali nazionali per acquistare titoli di stato dei rispettivi governi. È stata Bankitalia quindi ad acquistare direttamente Btp dalle banche commerciali.
Questo meccanismo ha consentito il trasferimento di attivi verso i sistemi bancari più sicuri. Così, se noi ci troviamo un passivo raddoppiato in 6 anni, la Germania può vantare un saldo attivo verso il Target 2 di 923 miliardi di euro.
La Germania ha un ‘piano B’
Nel gennaio 2017 il presidente della Bce Mario Draghi avvertì che chi avesse voluto uscire dall’euro avrebbe prima dovuto saldare i conti nei confronti di Target 2.
Paolo Savona, ministro italiano degli Affari Europei, aveva scritto del ‘piano B’ per lasciare la moneta unica e anche per questo il presidente Mattarella ha imposto il veto sulla sua nomina come ministro dell’economia.
La necessità di un ‘piano B’ è però condivisa da illustri economisti tedeschi, alcuni vicini alla cancelliera Angela Merkel. Lo studio di Christoph Schmidt, Hans Werner Sinn e Karl Konrad pubblicato a marzo è esplicito: bisogna prepararsi all’eventualità, pensando a come far valere i propri crediti (della Germania, si intende).
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