In tutto il 2022 è stata accertata la morte di almeno 606 persone a causa di incidenti sul lavoro in Italia. Quella registrata dall’Inail nel suo rapporto relativo allo scorso anno è a tutti gli effetti una strage, dal momento che quello che emerge da questa fotografia è che nel nostro Paese si è registrata oltre una vittima al giorno, quasi due: 1,66, se vogliamo usare una gelida statistica che rischia di non far passare il messaggio che quelle che sono morte sono persone, con una famiglia e degli affetti, che erano semplicemente andate a svolgere il loro lavoro.
Ma sono numeri paragonabili a quelli di una guerra a bassa intensità e che, pur facendo riferimento a un anno concluso, potrebbe aumentare ulteriormente, perché si tratta solamente dei casi mortali accertati dall’Inail. Queste 606 vittime finora accertate fanno parte di un totale di 1.208 denunce di infortuni con esito mortale nel corso dello scorso anno. Rimanendo sulla gelida statistica, parliamo di denunce per tre infortuni mortali al giorno: 3,3 per la precisione.
Per quanto questi numeri siano altissimi, tuttavia, non sembra trovino un particolare risalto nel panorama dei media italiani, se non a ridosso di episodi particolarmente gravi, come la strage di Brandizzo dello scorso 31 agosto, in cui cinque operai sono rimasti uccisi mentre svolgevano lavori di manutenzione sui binari della ferrovia, o per la sconvolgente morte dell’operaia ventiduenne Luana D’Orazio, rimasta stritolata in un orditoio nell’azienda tessile di Prato presso cui lavorava.
Ma un problema di questa portata, che, numeri alla mano, non si limita soltanto a questi episodi, dovrebbe essere seguito con maggiore attenzione da media e istituzioni. Tanto più in un Paese che vive come emergenze problemi consolidati che ci accompagnano da decenni.
Fattore Covid
La relazione annuale Inail, relativa al 2022 e diffusa in questi giorni, ha registrato 606 vittime accertate per incidenti sul lavoro. Un dato in calo di oltre il 20 per cento rispetto al 2021, quando i decessi accertati furono 774. Parallelamente a questo dato, è in calo anche quello delle denunce per morti avvenute in seguito a incidenti sul lavoro: 1.208 nel 2022 contro le 1.425 dell’anno precedente.
Tuttavia, la tendenza al ribasso del dato è spiegata dallo stesso istituto con il minore impatto del Covid e il conseguente crollo dei contagi e dei conseguenti decessi nelle sedi e nei contesti lavorativi: se nel 2021 le morti accertate causate da contagi del virus nei luoghi di lavoro erano state 230, questo numero nel 2022 è crollato ad appena otto.
Nonostante questa contrazione dovuta anche al superamento delle fasi più problematiche della pandemia, la tendenza è differente se si va a vedere il dato degli infortuni sul lavoro riconosciuti, che nel 2022 hanno raggiunto quota 429.004, in crescita rispetto ai 363.074 dell’anno precedente. Di questi infortuni, circa il 15 per cento è avvenuto fuori dall’azienda, compresi i casi “in itinere”, ovvero nel tragitto tra casa e lavoro.
Nel 2023…
Per quanto riguarda il 2023, l’Inail ha pubblicato finora due bollettini trimestrali che coprono il periodo tra gennaio e giugno e in questo momento le denunce relative a episodi di infortuni mortali sul lavoro sono state 450, in lieve calo rispetto alle 463 per lo stesso periodo del 2022.
La regione più colpita è stata la Lombardia, con 83 denunce di infortuni con esito mortale, seguita dal Lazio (47) e dal Veneto (42). Le vittime sono state in netta maggioranza uomini, in 416 casi, mentre le donne sono state 34. Nel 2022 erano stati rispettivamente 408 e 55.
Per quanto riguarda queste 450 denunce di infortuni con esito mortale, 104 riguardano episodi avvenuti “in itinere”, equamente suddivisi tra quelli con mezzo di trasporto e quelli senza. Totalmente diverso il dato relativo ai 346 episodi avvenuti in occasione di lavoro, 288 dei quali risultano essere senza mezzo di trasporto.
Per quanto riguarda invece gli infortuni complessivi denunciati, nei primi sei mesi di quest’anno sono stati complessivamente 296.665, in netto calo rispetto ai 382.288 del 2022. Anche in questo caso la regione maggiormente coinvolta risulta essere la Lombardia, seguita stavolta dall’Emilia-Romagna e dal Veneto, mentre risulta meno squilibrato il rapporto tra uomini e donne, con 190.360 casi che riguardano i primi e 106.305 le seconde.
Ma il timore è sempre che tali numeri siano più alti, dal momento che eventuali infortuni non denunciati, soprattutto in contesti di lavoro nero, rischiano di non venire registrati e restare esclusi da questi rapporti.
Nessuno ne parla
Nonostante i numeri delle vittime sul lavoro siano paragonabili a quelli di un conflitto a bassa intensità, in un Paese come il nostro, abituato ad affrontare come emergenze anche a livello mediatico problemi che si ripetono da decenni, quello delle morti sul lavoro non sembra riuscire ad avere la stessa eco. Se negli anni ci sono stati casi che per gravità hanno scosso l’opinione pubblica, la maggior parte di queste vittime rimane nel silenzio.
Volocom, azienda di media intelligence, ha condotto un’indagine su quanto spazio il fenomeno delle morti sul lavoro trovi sui media, notando come l’attenzione nell’anno in corso sia lievemente cresciuta soprattutto grazie all’aumento delle citazioni nei portali d’informazione internet, ma che su cartacei e televisione tali citazioni sono invece diminuite.
Ha inoltre notato come l’attenzione intorno al fenomeno salga principalmente nel periodo del Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, periodo in cui avviene un lavoro di sensibilizzazione sull’argomento. Il silenzio intorno al fenomeno rimane troppo.
All’estero
La situazione dell’Italia risulta particolarmente drammatica anche facendo un paragone con il resto d’Europa. I dati continentali completi più recenti sono relativi al 2020, anno in cui gran parte del mondo del lavoro si è fermato a causa delle fasi più acute della pandemia di Covid-19 e delle conseguenti misure di contenimento, durante il quale l’Eurostat ha registrato in Italia 776 infortuni mortali sul lavoro, senza contare le vittime “in itinere”, escluse nei rapporti dell’ufficio statistico europeo. Un dato non solo di per sé altissimo, ma più alto di qualsiasi altro Paese europeo e ben distanziato dai 541 morti della Francia e i 392 della Spagna. Non un primato di cui andare fieri.