La Francia? “Resterà una grande nazione dell’auto”. In Italia invece “non si può mantenere lo status quo”. Le dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi da Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, hanno aggravato l’ansia dei lavoratori italiani del gruppo.
In questa doppia fase di passaggio (da un lato l’integrazione Psa-Fca, dall’altro l’elettrificazione) gli addetti di casa nostra temono di rimanere con il cerino in mano.
Stellantis non ha ancora presentato il piano industriale per l’Italia: lo farà a inizio 2022. Intanto negli stabilimenti si produce a singhiozzo. L’intero settore auto è paralizzato dalla crisi dei microchip, che sono diventati introvabili sul mercato innescando frenate produttive che per alcuni modelli arrivano al 90 per cento. Ma in casa Fca questo è solo una parte del problema. Da Cassino a Pomigliano, in tutti gli stabilimenti sono anni che si fa ricorso alla cassa integrazione, a Torino addirittura dal 2014. Anche negli uffici di Mirafiori – 7mila fra ingegneri, tecnici, amministrativi e quadri – quasi un terzo del personale è in cassa integrazione.
Anche in Francia la crisi dei chip costringe molte fabbriche a fermarsi, ma Oltralpe il contesto di fondo è migliore: lì l’azienda assume e addirittura finanzia le politiche sociali dello Stato…
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