Stellantis annuncia nuovi investimenti sullo stabilimento di Melfi, ma sugli altri siti non scopre le carte. E non dà alcuna indicazione nemmeno sul fronte dell’agognata gigafactory. Intanto, però, almeno, il confronto con governo e sindacati – che i rappresentanti dei lavoratori sollecitavano da mesi – è partito.
Il primo incontro si è tenuto oggi, martedì 15 giugno 2021, negli uffici del ministero dello Sviluppo economico: i delegati dell’azienda e dei sindacati sono stati ricevuti dal ministro di casa, Giancarlo Giorgetti, e dal collega Andrea Orlando, ministro del Lavoro.
La notizia del giorno è che, a partire dal 2024, lo stabilimento di Melfi produrrà quattro nuove vetture elettriche multibrand del segmento medio. La produzione sarà concentrata su un’unica linea potenziata, a fronte delle due linee attuali: una notizia, quest’ultima, che era nell’aria da mesi. Stando a quanto emerso nell’incontro, lo spazio così liberato sarà utilizzato per altre attività, come l’assemblaggio di batterie. La capacità produttiva dovrebbe arrivare a 400mila vetture all’anno – un livello che negli ultimi anni è stato sfiorato soltanto nel 2015 – con una organizzazione del personale su 19,5 turni settimanali.
Le indicazioni sui piani di Stellantis in Italia, per il momento, si fermano qua. Nessuna novità sul destino che attende gli altri stabilimenti dell’ex Fca presenti sul territorio nazionali, che oggi fanno massiccio ricorso alla cassa integrazione.
L’azienda, da parte sua, sottolinea in una nota come l’incontro di oggi al Mise rappresenti “un forte segnale positivo dell’impegno di Stellantis in Italia” ed esprime “grande apprezzamento” per il dialogo da tempo avviato” con governo e sindacati. “Stellantis – prosegue la nota – sta lavorando con determinazione e velocità per anticipare e sostenere la transizione energetica di tutti i propri siti industriali italiani con l’obiettivo di garantirne la sostenibilità attraverso il miglioramento delle prestazioni e far ricoprire al Paese un ruolo strategico tra i principali mercati domestici europei del Gruppo”.
Il ministro Giorgetti da un lato esulta per la notizia che Melfi “sarà valorizzata”, ma dall’altro sembra preoccupato: “Il Governo – dice – deve capire come gestire questa fase di transizione in cui alcune filiere saranno privilegiate e altre messe a rischio. È importante che ci siano garanzie sull’occupazione e che non ci siano brutte sorprese. Siamo in un momento delicatissimo, l’auspicio è che prosegua il confronto in un clima positivo, trasparente e costruttivo”.
Sulla stessa linea il commento del ministro Orlando: “Abbiamo dato massima disponibilità alla sfida che Stellantis intende lanciare nel processo di transizione. Ci sono state alcune indicazioni positive in un clima positivo. Naturalmente si tratta di un processo che deve continuare per capire le implicazioni di queste scelte”.
Un grande punto interrogativo in questa fase riguarda la gigafactory, ossia le nuova mega-fabbrica di batterie che Stellantis ha annunciato di voler costruire in Europa. I sindacati e – novità degli ultimi giorni – ora anche il Governo premono affinché il sito venga collocato in Italia, facendo leva anche sul prestito da 6,3 miliardi di euro garantito dallo Stato italiano concesso a Fca nel 2020: somma vincolata a investimenti sulla filiera italiana e al mantenimento dell’occupazione. Ma l’azienda sembra non avere fretta di decidere.
“Non possiamo parlare di una gigafactory senza affrontare la questione fondamentale della scelta sul luogo di produzione delle batterie. Decisione che ancora non è stata presa”, spiega Giorgetti.
Da parte loro, i sindacati insistono sul punto. “La creazione nel nostro Paese di una gigafactory per la produzione di batterie è un punto fondamentale che deve essere rapidamente affrontato insieme agli investimenti sulla ricerca e sviluppo negli enti centrali per nuove tecnologie e nuovi modelli in grado di garantire il pieno utilizzo degli impianti e la piena occupazione”, sottolineano in una nota congiunta Francesca Re David e Michele De Palma, rispettivamente segretaria generale e segretario nazionale automotive della Fiom-Cgil.
Per la Fim-Cisl, “l’approccio di Stellantis è positivo”. “È fondamentale non subire il mercato ma entrare in una logica di sviluppo e di rilancio verso le sfide della transizione ambientale, ma che deve avere necessariamente al centro la sostenibilità sociale”, osservano i segretari Roberto Benaglia (generale) e Ferdinando Uliano (nazionale automotive). “Il Governo ha il compito di accompagnare questo processo e deve dirci quali sono le iniziative che intende mettere in campo a partire dal Pnrr”.
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e il collega Gianluca Ficco, responsabile automotive, chiedono “precise garanzie non solo per i lavoratori di Melfi, ma per tutti i lavoratori italiani”. “Vogliamo un grande patto con Stellantis, che escluda esplicitamente la possibilità di chiusure e di licenziamenti, che sostenga il reddito dei lavoratori e che dia missioni produttive a tutti gli stabilimenti di montaggio e di motori, nonché ai numerosi enti di ricerca e di staff”.