Microsoft ha testato nei suoi uffici in Giappone la settimana lavorativa di 4 giorni e ha riscontrato un aumento della produttività quasi del 40 per cento.
La sperimentazione, intitolata Work-Life Choice Challenge Summer, si è svolta nell’agosto 2019 e ha coinvolto 2.300 addetti, che per un mese hanno lavorato dal lunedì al giovedì, avendo liberi il venerdì, il sabato e la domenica. Nonostante i quattro giorni lavorativi mensili in meno, la retribuzione è rimasta la solita, ma soprattutto la produttività è risultata superiore del 39 per cento rispetto all’agosto 2018, quando gli stessi uffici avevano lavorato per 5 giorni alla settimana.
Durante il periodo di prova il consumo di elettricità negli uffici è diminuito del 23 per cento e i fogli di carta stampata sono calati del 59 per cento. E la stragrande maggioranza dei dipendenti, il 92 per cento del totale, ha dichiarato di apprezzare la settimana lavorativa di 4 giorni.
Oltre a chiudere i propri uffici il venerdì, ad agosto Microsoft Japan ha invitato i propri dipendenti a ridurre il tempo trascorso nel fare riunioni (“massimo 30 minuti” era il diktat) e nel rispondere alle e-mail.
“Lavora per poco tempo, riposa bene e impara molto”, ha dichiarato Takuya Hirano, presidente e amministratore delegato della sede nipponica del colosso informatico. “Voglio che i dipendenti pensino e sperimentino come possono ottenere gli stessi risultati con il 20 per cento in meno di orario di lavoro”.
Quelli di Microsoft in Giappone, peraltro, non è stato il primo test sulla settimana lavorativa breve.
Nel 2018, una società di gestione fondi della Nuova Zelanda, la Perpetual Guardian, ha sperimentato la settimana di 4 giorni per due mesi con i suoi 240 addetti. I livelli di stress del personale sono diminuiti del 7 per cento e i dipendenti hanno riferito di aver riscontrato un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e una maggiore attenzione in ufficio.
Nel 2017 uno studio della Stanford University ha rilevato che il lavoratore medio è disposto a rinunciare al 20 per cento della retribuzione pur di evitare che il proprio orario possa subire modifiche con breve preavviso e all’8 per cento della retribuzione in cambio dell’opzione del lavoro da casa.
Un’indagine pubblicata dalla Harvard Business Review evidenzia che, riducendo l’orario lavorativo giornaliero da 8 a 6 ore, la produttività aumenta. E ancora: un sondaggio del 2018 condotto su 3.000 dipendenti dell’Istituto Workforce, negli Stati Uniti, ha rilevato che oltre la metà dei lavoratori a tempo pieno pensava di poter svolgere il proprio lavoro in 5 ore al giorno.
L’esperimento di Microsoft Japan rientra in un contesto sociale, quello giapponese appunto, in cui il superlavoro ha provocato e provoca vittime. Nel 2015 un dipendente dell’agenzia pubblicitaria Dentsu si è suicidato il giorno di Natale dopo aver fatto una lunga serie di straordinari. Nel 2017 un giornalista giapponese è morto dopo aver fatto 159 ore di straordinario.
In seguito a questi eventi il premier giapponese Shinzo Abe ha promosso una “riforma dello stile di lavoro” che prevede, tra le altre cose, un limite annuale di 720 ore di straordinari per persona.
Dopo i buoni risultati raggiunti dalla sperimentazione della settimana lavorativa di 4 giorni, Microsoft Japan ha annunciato che effettuerà un secondo esperimento durante l’inverno che incoraggerà il lavoro flessibile. Il piano non includerà peraltro la settimana lavorativa breve.