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    Quota 100? La contro-proposta di Tito Boeri: “Pensione a 63 anni per tutti con assegni più bassi”

    Tito Boeri, expresidente dell'Inps. Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 22 Ott. 2019 alle 19:36 Aggiornato il 22 Ott. 2019 alle 19:42

    Quota 100? La contro-proposta di Tito Boeri: “Pensione a 63 anni per tutti”

    L’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha una proposta per superare il dilemma Quota 100 sì/Quota 100 no. Riconoscere a chiunque abbia compiuto 63 anni la possibilità di andare in pensione, a condizione di accettare una forte riduzione sull’assegno previdenziale.

    Boeri ne parla in un articolo a sua firma intitolato “Quota 100, evitare le trappole” e pubblicato oggi, martedì 22 ottobre, sul quotidiano La Repubblica.

    L’ex presidente dell’Inps è notoriamente contrario a Quota 100: “È la classica polpetta avvelenata cortesemente servita da Salvini ai suoi vecchi commensali di Palazzo Chigi”, osserva nell’articolo. Secondo l’economista, la misura introdotta dal Governo M5S-Lega è pericolosa per la tenuta dei conti pubblici, arrivando a costare circa 35mila euro per ciascun beneficiario.

    Boeri, tuttavia, si dice contrario alla cancellazione immediata della misura, invocata tra gli altri dal nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva: se Quota 100 venisse abolita a partire dal gennaio 2020, sottolinea, “si finirebbe per rivivere l’incubo degli esodati”. Il professore ricorda come in questi mesi in molte aziende private siano stati raggiunti accordi che fanno ricorso proprio alle misure di pensionamento anticipato per ridurre gli esuberi.

    “Se invece il governo decidesse di lasciare tutto com’è aspettando la fine naturale di Quota 100 dopo i tre anni di sperimentazione – scrive – si creerebbe un nuovo scalone nella notte fra il 31 dicembre 2021 e il 1 gennaio 2022”.

    Il problema, secondo Boeri, “è che i benefici di Quota 100 sono molto concentrati, ma la platea che la vede come un’opportunità per scardinare le regole che innalzano i requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione è molto ampia”.

    E allora ecco la proposta dell’ex presidente Inps. “C’è un modo, crediamo, per evitare di mangiare la polpetta all’arsenico. Consiste nel fare una riforma che estenda la libertà di scelta su quando andare in pensione, a partire da 63 anni, a tutte le generazioni che verranno, non solo a quelle oggi coinvolte da Quota 100, imponendo le riduzioni attuariali, che oggi si applicano alla sola quota contributiva delle pensioni, sull’intero importo della pensione. Vorrebbe dire oggi una riduzione mediamente di un punto e mezzo per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione offerta da Quota 100 e, in prospettiva, ancora meno”.

    “Una riforma di questo tipo – sottolinea Boeri – darebbe risparmi immediati, dato che potrebbe dissuadere alcuni di coloro che pensavano di andare in pensione con Quota 100 dal farlo nei prossimi due anni e, in ogni caso, gli importi di chi volesse comunque uscire prima sarebbero più bassi”.

    Il Governo, conclude l’economista, “può riparare almeno in parte questi gravi danni arrecati al patto intergenerazionale concedendo maggiore libertà di scelta alle classi dal 1960 in poi evitando al contempo di appesantire il fardello che graverà sui giovani lavoratori”.

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