Il via libera dell’Ue al Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (Pnrr) è una buona notizia, ma occorrono “regole comuni che garantiscano l’accesso della società civile ai processi decisionali e la possibilità di monitorare nell’interesse pubblico l’impiego dei fondi”. A sottolinearlo è Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, a poche ore dalla visita in Italia della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Il nostro governo non può gestire il Recovery Plan a porte chiuse, è arrivato il momento di riconoscere il diritto dei cittadini di ricevere una risposta in tempi brevi da parte della Pubblica Amministrazione italiana!”, propone Anghelé.
L’appello di The Good Lobby
“Oggi è una giornata importante per il nostro Paese: con il via libera da parte dell’Europa al PNRR di Roma, l’Italia si appresta a ricevere oltre 200 miliardi di euro fondamentali per il rilancio della sua economia. Se fossimo stati invitati anche noi a incontrare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, le avremmo fatto delle richieste precise in materia di partecipazione e trasparenza del Piano, chiedendo di varare subito delle regole comuni che garantiscano l’accesso della società civile ai processi decisionali e la possibilità di monitorare nell’interesse pubblico l’impiego dei fondi”, dichiara Anghelé.
“Come recentemente dimostrato in un documento pubblicato da Obessu, Esu e Civil Society Europe, organizzazioni europee che si occupano di promuovere i diritti dei giovani, gran parte dei Paesi europei ha sistematicamente ignorato la società civile durante la redazione dei PNRR nazionali”, prosegue il direttore di The Good Lobby. “Ignorare una richiesta da parte della società civile significa escludere i cittadini dai processi decisionali. Proprio per questa ragione, i trattati europei sanciscono il diritto dei cittadini di scrivere alle istituzioni o agli organi dell’Unione in una delle lingue degli Stati membri e di ricevere una risposta nella stessa lingua. Questo diritto non è un mero adempimento procedurale, bensì una componente essenziale del diritto a una buona amministrazione, riconosciuto anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.
“Il Codice europeo di buona condotta amministrativa specifica che i funzionari europei debbano rispondere nella maniera più completa e accurata possibile alle richieste dei cittadini, inviare un avviso di ricevimento entro due settimane e fornire una risposta entro un termine ragionevole e, in ogni caso, entro due mesi”, aggiunge Angelé. “Se il cittadino scrive a un ufficio che non è competente a trattare la richiesta, sarà compito dell’amministrazione stessa trasmettere senza indugio la domanda all’ufficio di competenza, segnalando al cittadino questo passaggio. Inoltre, quando l’amministrazione europea non rispetta queste regole, il cittadino potrà presentare una denuncia al Mediatore Europeo. La regola, in certi Ministeri compresi quelli dell’attuale Esecutivo guidato dal Professor Draghi, è quella di non rispondere. Mai”.
“Come molte altre organizzazioni della società civile, abbiamo ripetutamente scritto a ministri, sottosegretari, parlamentari chiedendo incontri o inviando documentazione”, dice ancora Anghelé. “Il più delle volte non abbiamo ricevuto risposta e siamo ancora in attesa di fissare – a distanza di mesi – riunioni che ci erano state assicurate per parlare di temi cruciali per salvaguardare il buon utilizzo dei fondi in arrivo dall’Europa. I nostri rappresentanti istituzionali non possono scegliersi gli interlocutori che preferiscono, ignorando tutti gli altri. Oggi il Ministro Brunetta si felicita per i bei voti ottenuti da Bruxelles, anche per la Governance. Peccato che lui stesso è uno degli inadempienti su questo fronte”.
“Senza effettiva trasparenza e partecipazione della società civile, c’è il rischio che i fondi cadano nella rete della corruzione e del clientelismo. Con le numerose sfide da affrontare, emergenza climatica, crisi economica e sociale, non possiamo permetterlo. Noi il 30 giugno saremo davanti al Parlamento per lanciare l’allarme”, conclude.