Stop Quota 100 col nuovo governo
Potrebbe arrivare uno stop anticipato per Quota 100 con la nascita del nuovo governo. Lo strumento che consente il pensionamento anticipato con almeno 62 anni di età e 38 di contribuzione era stato voluto dalla Lega nel contratto del governo uscente. Condivisa dal M5s, con la nascita del nuovo esecutivo a guida di Giuseppe Conte, potrebbe essere ridimensionata, anticipando di un anno la scadenza prevista nel 2021. Quota 100 potrebbe finire un anno prima.
Quota 100, che fine farà? La domanda è ancora senza risposta. Altra ipotesi per la revisione potrebbe essere, stando a quanto riportato dal Sole 24 ore, l’innalzamento a 64 anni (da 62) dell’età minima. “Quota 100 pensioni” potrebbe dunque diventare “Quota 102 pensioni” se gli anni contributi rimanessero invariati. Ma non è esclusa l’ipotesi di un abbassamento a 36 anni. Un’altra opzione che potrebbe essere presa in considerazione dal nuovo governo M5s-Pd al posto dello stop potrebbe essere la reintroduzione dell’aspettativa di vita.
Il nodo, comunque, resta ancora sullo sfondo. L’eventuale intervento su Quota 100, che potrebbe finire un anno prima, non compare tra i 26 punti del programma del nuovo governo e ancora in nessuno dei documenti programmatici. Sul destino di Quota 100 pensioni però, informano fonti di governo, stanno già lavorando i tecnici di democratici e pentastellati.
Pensione di garanzia per i giovani
Intanto, Pd e M5s, oltre a un possibile stop a Quota 100, starebbero lavorando a un altro obiettivo per la previdenza: l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani. Secondo Repubblica, sarebbe questa la new entry del documento programmatico di governo giallorosso che si sta definendo in queste ore. I tecnici, oltre a Quota 100 o 102, sarebbero al lavoro per definire costi e modalità di introduzione della misura pensata appositamente per le nuove generazioni vittime di una seria emergenza previdenziale. Tra retribuzioni troppo basse (per questo si sta pensando anche all’introduzione del salario minimo), precariato ai massimi storici e contributi previdenziali discontinui, i più giovani rischiano di ritrovarsi, all’uscita dal mondo del lavoro, con pensioni inadeguate, se non addirittura inesistenti.