Quota Cento alla prova del governo M5S-Pd: addio nel 2021?
In molti si stanno domandando quale sarà il destino di Quota Cento e delle pensioni anticipate, una volta che il governo M5s-Pd si sarà insediato. Per scongiurare l’aumento dell’Iva infatti serviranno nuove risorse e in nome del risparmio potrebbe essere “intaccata” anche Quota Cento.
Nelle trattative tra M5S e Pd uno dei temi oggetto della discussione sono proprio le pensioni. Secondo alcuni rumors divenuti più intensi negli ultimi giorni, lo strumento previdenziale caldeggiato fortemente dalla Lega non sembra infatti piacere a tutti in area dem, soprattutto adesso che “il fondo cassa” dello Stato scarseggia. Per evitare l’aumento dell’Iva al 2020 servono infatti oltre 23,1 miliardi di euro.
Stop a Quota cento: un risparmio di 17 miliardi di euro
Il nuovo sistema previdenziale non ha ancora compiuto un anno e già si parla di “revisione”. Su Il Messaggero con un articolo del 28 agosto si fa un primo punto delle indiscrezioni trapelate finora. Il taglio di Quota Cento permetterebbe di recuperare risorse in vista dell’approvazione della prossima Legge di Bilancio prevista entro il 31 dicembre. Il provvedimento infatti è ancora in via sperimentale fino al 2021, ma negli anni successivi si potrebbe decidere di non riconfermarlo. Lo stop alle pensioni di quota cento “consentirebbe a un eventuale governo giallo-rosso di recuperare nella migliore delle ipotesi fino a 17 miliardi di euro, ma tutto dipenderà dal tipo di sforbiciata che la nuova eventuale maggioranza sceglierà”, scrive il giornalista del Messaggero.
Quota cento: lo stop al 2021 servirà a non far aumentare l’Iva
“Un’operazione di restyling di Quota 100, fanno sapere fonti qualificate, imporrà a ogni modo a un eventuale governo rosso-giallo di introdurre delle salvaguardie ad hoc al fine di tutelare coloro che hanno già sottoscritto accordi aziendali per lasciare il lavoro nel 2020 o nel 2021, allo scopo di evitare un nuovo caso esodati come avvenuto nel 2011 con la riforma Fornero”, aggiunge.
Sono 21 miliardi di euro gli stanziamenti previsti tra il 2019 e il 2021 e 17 miliardi riguardano i prossimi due anni. L’ipotesi più probabile è che Quota cento sia “rivista” non da subito ma tra tre anni quando sarà di 8,6 miliardi la spesa per mandare in pensione anticipata 356mila persone.
Una cifra notevole a cui Pd e 5 Stelle è possibile che decidano di attingere, bloccando la sperimentazione della pensione anticipata a 62 anni con 38 anni di contributi.
Il sole 24 Ore, però, ha ridimensionato le stime dei “beneficiari” di Quota Cento. Secondo l’ultimo report aggiornato dell’Inps, le persone che hanno richiesto di andare in pensione con quota 100 sono state 164 mila. In futuro si arriverà invece a un numero complessivo di 200 mila unità, un numero ben inferiore a quello previsto. Questo porterebbe ad un iniziale risparmio, che però potrebbe non essere sufficiente al nuovo governo M5S-Pd.
Che cos’è Quota Cento
La riforma delle pensioni con cui il governo giallo-verde mirava a superare la legge Fornero, è diventata legge con il via libera dell’Aula del Senato il 27 marzo scorso. La misura sperimentale è partita il 1 aprile 2019. Per poter andare in pensione anticipatamente è necessario avere un’età anagrafica di 62 anni e 38 anni di contributi. L’anzianità contributiva può essere raggiunta anche richiedendo il cumulo dei contributi. Non è invece possibile avere altri redditi da lavoro e l’unica attività consentita è quella di prestazione occasionale rispettando il limite massimo di 5 mila euro lordi annui. I lavoratori del settore privato dovranno attendere 3 mesi dal momento della maturazione dei requisiti prima di ricevere il primo assegno pensionistico, mentre i lavoratori del settore pubblico dovranno attenderne sei.