DECRETO PENSIONI REDDITO NEWS – Giovedì 17 gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato il “decretone” su pensioni a Quota 100 e reddito di cittadinanza. Le due misure, la cui partenza è prevista per il 1 aprile 2019, rappresentano i cavalli di battaglia del governo giallo-verde che con soddisfazione ha parlato – tramite il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio – di una nuova era del Welfare State.
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Con la relazione tecnica di tale ultima versione del decreto – che non è ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale – la Ragioneria di Stato ha reso note le cifre dei due provvedimenti. Da quanto si apprende dalla relazione il costo totale del pacchetto pensioni e anticipo del Tfs/Tfr (trattamento di fine servizio e trattamento di fine rapporto) ai dipendenti pubblici ammonta a 4,5 miliardi nel 2019, che diventano 9,5 nel 2020 e 9 nel 2021.
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Andando più nel dettaglio, Quota 100 (qui come funziona) nel 2019 costa 3,79 miliardi, a cui si aggiungono 250 milioni di Opzione Donna (qui come funziona) e 98 milioni della proroga dell’Ape sociale (qui come funziona). L’anticipo del Tfr/tfs agli statali vale 432,6 milioni. Nel primo anno si stima un numero di maggiori erogazioni di Tfr di 36mila soggetti.
In merito alla platea di beneficiari, a lasciare il lavoro grazie a Quota 100 saranno 290 mila persone in più a fine 2019, 327 mila a fine 2020 e 356 mila a fine 2021.
Più nel dettaglio, si tratta di 100 mila dipendenti pubblici, 102 mila dipendenti privati e 88 mila autonomi. Nel 2020 saranno 112 mila i dipendenti pubblici, 113 mila i privati e 102 mila gli autonomi. Nel 2021, infine, andranno in pensione anticipata 116 mila statali, 128 mila dipendenti privati e 112 mila autonomi.
Per quanto riguarda invece il reddito di cittadinanza saranno 1,248 milioni le famiglie a beneficiarne, di cui 241mila nuclei composti di soli stranieri.
Una importante novità riguarda poi la clausola salva-spesa, quella che l’esecutivo ha deciso di inserire al fine di monitorare costi e platea della nuova misura in ambito previdenziale e non rischiare uno sforamento delle coperture finanziarie. Nell’ultima versione del testo è infatti previsto un monitoraggio delle domande di pensionamento da parte dell’Inps non più bimestrale ma “mensile”; ciò per quanto riguarda il 2019, mentre per gli anni seguenti diverrà trimestrale. Resta ferma, comunque, la possibilità per il ministro dell’Economia di apportare con propri decreti le necessarie variazioni di bilancio.
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