Pensioni Quota 102 | Ecco l’ipotesi al vaglio del Governo per superare Quota 100
Mandare in pensione Quota 100 e sostituirla con un sistema basato su principi simili che rimoduli i tempi di collocamento a riposo, coniugandolo con una serie di sconti contributivi per le categorie più svantaggiate. È il piano B che trapela dal ministero dell’Economia per porre un freno alle polemiche innescate dalla cancellazione della riforma pensionistica varata dal governo Conte I e tanto cara alla Lega di Matteo Salvini, da sostituire con una sorta di Quota 102.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) o “Recovery Plan” non ha fatto altro che ufficializzare la cancellazione di del provvedimento, già ampiamente preannunciata alla fine della sperimentazione triennale anche a seguito delle pressioni dell’Unione europea. “In tema di pensioni la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”, si legge nel testo approvato alle 23,30 di sabato 24 aprile 2021 dal Consiglio dei ministri.
La decisione del Governo Draghi ha alimentato nuove polemiche nella maggioranza, con il leader della Lega Matteo Salvini che prima è tornato a proporre un rinnovo di Quota 100 anche nel 2022 “a costo zero“, senza però spiegare come azzerare la spesa per una misura che in tre anni è costata circa 20 miliardi di euro, e poi chiedendo di andare verso “quota 41” (41 anni di contributi indipendentemente dall’età), un progetto appoggiato anche dal sottosegretario leghista all’Economia, Claudio Durigon, secondo cui comunque “Quota 100 non è più sufficiente”.
Per limitare le polemiche, a Via XX Settembre è allo studio una nuova riforma che venga incontro agli interessi tutelati dal precedente provvedimento, prendendo atto al contempo del fallimento di quest’ultima misura.
Il Recovery sembra infatti sposare la linea tracciata dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “Su Quota 100 l’adesione è stata inferiore del 50 per cento rispetto alla stima iniziale e questo per tutto il periodo, fino ad oggi”, ha confermato all’inizio di aprile il capo dell’Istituto di previdenza, avanzando anche una proposta. “Più che pensionamento anticipato per tutti io studierei la possibilità di andare in pensione prima solo per alcune categorie di persone, a cominciare dai lavoratori fragili, immunodepressi, oncologici“.
Il piano allo studio del ministero dell’Economia, una delle ipotesi al vaglio del Governo, prevederebbe il ricorso ai cosiddetti fondi di solidarietà per i lavoratori con problemi di salute, familiari a carico, lavori usuranti, in mobilità o precoci. Per quanto riguarda i requisiti anagrafici e contributivi invece, potrebbe entrare in funzione la cosiddetta Quota 102, come illustrata sul Corriere della Sera da Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari previdenziali e figura apprezzata nella Lega.
Addio Quota 100, ritorna la Legge Fornero
Al momento, l’unica certezza riguardo al tema delle pensioni è il ritorno alla Legge Fornero, che prevede il collocamento a riposo a 67 anni di età o con una contribuzione di 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne), mentre Quota 100 permette il pensionamento anticipato a un’età anagrafica di 62 anni dopo aver versato i contributi per 38 anni. Gli unici correttivi che rimarrebbero in vigore riguardano infatti la vecchia APE Social e l’Opzione Donna (se prorogata).
La prima misura, abbreviazione di Anticipo pensionistico sociale, è un meccanismo che permette ai lavoratori in situazioni di disagio di ottenere la pensione senza penalità a partire dai 63 anni di età e dai 30-36 di contribuzione. Il provvedimento, introdotto per la prima volta dal Governo Gentiloni in forma sperimentale, è stato confermato nel 2019 proprio in occasione dell’approvazione del Reddito di Cittadinanza e di Quota 100.
La cosiddetta Opzione Donna invece, già prevista dalla Legge Maroni n.243 del 2004 e poi ripresa sia dalla Legge Fornero che dalla manovra di Bilancio 2017 e successivamente prorogata, prevede la possibilità per le lavoratrici del settore pubblico e privato di andare in pensione con 35 anni di contributi e 58 anni d’età, a patto di accettare un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.
Tuttavia, questi correttivi lascerebbero in disparte un’ampia platea di futuri pensionati. Per evitare problemi in vista del probabile “scalone” del 1 gennaio 2022 quando alla scadenza di Quota 100 chi aveva maturato i requisiti si vedrà allungare i tempi di pensionamento secondo quanto previsto dalla Legge Fornero, il Governo e la maggioranza stanno vagliando una serie di ipotesi, compresa la cosiddetta Quota 102.
Pensioni, Ipotesi Quota 102: come funziona e a chi spetterebbe
Come per il provvedimento superato dal Recovery plan, anche Quota 102 prevede il raggiungimento di una determinata soglia di vecchiaia e anzianità contributiva: “almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi (64+38=102) di cui non più di 2 anni figurativi (esclusi dal computo maternità, servizio militare, riscatti volontari)“. Così, la platea dei destinatari si ridurrebbe rispetto alla riforma entrata in vigore nel marzo del 2019, anticipando il pensionamento di 3 anni invece di 5 rispetto alla Legge Fornero.
Al requisito anagrafico e contributivo, il nuovo provvedimento coniugherebbe anche una serie di agevolazioni sotto forma di “sconti” sui contributi per determinate categorie di lavoratrici e lavoratori. L’ipotesi di riforma al vaglio del Governo prevederebbe infatti una riduzione sui contributi per le donne pari a 8 mesi (fino a un massimo di 2 anni) per ciascun figlio, “sconti contributivi” pari a 12 mesi per i cosiddetti caregiver che assistono un familiare gravemente disabile da almeno cinque anni e una maggiorazione del 25 per cento degli anni di contribuzione tra i 17 e i 19 anni per i lavoratori precoci e per chi abbia maturato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni.
Al momento non è chiaro quale sarebbe il costo di una tale riforma, ma si parla di una cifra non inferiore agli 8 miliardi di euro. Il provvedimento dovrebbe inoltre interessare circa 150 mila persone ogni anno, in luogo delle almeno 250 mila che hanno presentato domanda per Quota 100 negli ultimi tre anni.
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