Onu, salari in calo a livello globale: l’Italia è la peggiore nel G20. Dal 2008 retribuzioni -12%
Per la prima volta dai tempi della crisi finanziaria, il 2022 ha visto un calo dei salari a livello globale, a causa dell’accelerazione del costo della vita. Lo ha dichiarato l’agenzia delle Nazioni Unite per il lavoro, che ha lanciato un allarme sull’aumento delle diseguaglianze e possibili disordini sociali in tutto il mondo. Nel suo ultimo rapporto sui salari a livello mondiale, l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha rilevato un calo dello 0,9 percento nella prima metà del 2022 per i salari reali (calcolati al netto dell’inflazione). Si tratta della prima volta dal 2008 che viene riportata una crescita negativa dei salari reali, dovuta soprattutto all’aumento vertiginoso dell’inflazione, trainati dalla crescita dei prezzi alimentari ed energetici.
Per l’Italia la situazione è ancora peggiore: a causa dell’inflazione, il calo per il 2022 è stato di quasi il 6 percento. Allargando lo sguardo agli ultimi 15 anni il quadro non migliora. L’Italia è uno degli unici tre paesi del G20, insieme a Giappone e Regno Unito, in cui i salari reali dal 2008 sono diminuiti.
In particolare, l’economia italiana detiene il triste primato della decrescita salariale: dal 2008 al 2022 i lavoratori italiani hanno visto i propri salari reali diminuire del 12 percento, “intaccando in modo sostanziale il potere d’acquisto per le famiglie negli ultimi 15 anni”, come sottolinea l’Ilo. Superati nettamente gli altri due paesi del G20 che hanno fatto registrare un calo dei salari, Giappone e Regno Unito, che dal 2008 hanno registrato una contrazione rispettivamente del 2 percento e del 4 percento.
Secondo l’Ilo, la pandemia e l’inflazione in Italia ha avuto un impatto maggiore sui lavoratori con retribuzioni basse. Secondo l’agenzia Onu, “la combinazione tra perdita di lavoro e riduzione di ore lavorate durante la pandemia ha causato una crescita di quasi un punto percentuale della proporzione di lavoratori e lavoratrici a bassi salari”, passata dal 9,6 percento del 2019 al 10,5 percento del 2020. “Dobbiamo porre particolare attenzione ai lavoratori a reddito medio-basso. Contrastare l’erosione del potere d’acquisto dei salari è un fattore essenziale per la crescita economica e può supportare la crescita dell’occupazione. Questo può essere inoltre un modo efficace per diminuire la probabilità o la severità di un’eventuale recessione in Italia”, ha detto Giulia De Lazzari, economista dell’Ilo.