Si chiamerà “Misura per l’inclusione attiva”, abbreviato in “Mia”, il nuovo sussidio di assistenza anti povertà del governo Meloni pronto a sostituire il reddito di cittadinanza: la misura è allo studio del Ministero del Lavoro e potrebbe diventare effettiva già a partire da agosto.
Le famiglie con persone occupabili dovrebbero arrivare a percepire massimo 375 euro al mese (contro i 500 attuali) per la durata massima di un anno, contro i 18 mesi dei nuclei familiari sotto la soglia di povertà senza occupabili, per i quali sono previsti importi più alti, fino a 500 euro.
Il tetto Isee per aver accesso al sussidio, rivela il Corriere della Sera, dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euri a 7.200. “Il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva”, ha detto ad Agorà Rai Tre il sottosegretario all’Economia Federico Freni.
“Non è una retromarcia – ha spiegato – si era detto che si sarebbe cambiato il Reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole. E questo si sta facendo. Con il Mia ci sarà, entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e Reddito di cittadinanza”.
I beneficiari del reddito di cittadinanza potranno richiedere la Mia allo scadere dell’attuale sussidio, da agosto e non oltre il 31 dicembre. La nuova misura dovrebbe rivedere anche il requisito sugli anni di residenza in Italia necessari per ottenere il sussidio, venendo incontro alle richieste dell’Unione europea e portandoli da 10 a 5.
“Per i cosiddetti non occupabili cambia poco – osserva il presidente dell’Inps Pasquale Tridico – il reddito si conferma essere fondamentale come contrasto alla povertà, c’era da fare un lavoro sulle politiche attive, su tutto ciò che c’è attorno alla misura e questo mi sembra che vada nella giusta direzione. Noi abbiamo tanti inattivi e abbiamo progetti di inclusione che spesso non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego, qui mi sembra che ci sia una spinta molto forte in questa direzione”.