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    Manovra, corsa contro il tempo per l’approvazione entro il 31 dicembre. Meloni: “Non ci sarà esercizio provvisorio”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 20 Dic. 2022 alle 07:34

    Le difficoltà incontrate dal governo sulla legge di bilancio, in particolare il tira e molla con l’Unione europea per i pagamenti elettronici, rischiano di compromettere l’approvazione della manovra entro il 31 dicembre: “Chi evoca l’esercizio provvisorio, cerca l’esercizio provvisorio. Per quanto ci riguarda andiamo avanti e mi sento di garantire che ci sarà la legge di Bilancio nei tempi previsti”, avvisa la premier Giorgia Meloni, ma ormai è una corsa contro il tempo mentre si susseguono voci di ritardi “incolmabili” nell’approvazione del provvedimento in commissione Bilancio alla Camera.

    Nella notte si è andati avanti con l’esame degli emendamenti presentati dal governo e anticipati nella giornata di ieri, che vedono tra gli altri il ritiro delle misure che depenalizzavano gli esercenti che non accettano pagamenti con il Pos e la stretta al reddito di cittadinanza da 8 a 7 mesi nel 2023: la maggioranza spera di poter portare al voto in Aula a Montecitorio già domani il testo, così da porre la questione di fiducia ed averlo “blindato” per la spola in Senato nel periodo tra Natale e Capodanno. A rallentare l’iter sono alcuni provvedimenti sui quali le opposizioni chiedono di fare luce.

    È il caso della proposta sulle intercettazioni preventive dell’intelligence: avranno una durata di 40 giorni e saranno prorogabili di 20 giorni in 20, i dati saranno distrutti entro sei mesi, i costi non saranno più sostenuti dal ministero della Giustizia, bensì direttamente dagli uffici dell’intelligence. L’ex ministro Andrea Orlando denuncia: “Attenzione all’emendamento sulle intercettazioni preventive che le sgancia da ogni ancoraggio alle intercettazioni investigative, ponendole sotto il controllo politico con la scusa del finanziamento Mef! Stato di polizia?”. Inserita in manovra anche la norma “salva calcio” che consentirà una rateizzazione in 60 pagamenti dei 900 milioni di tasse che il mondo dello sport deve versare all’erario dopo la sospensione dovuta al Covid: un provvedimento che fa respirare i club di Serie A più indebitati.

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