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    Per colpa del governo tra poco in Italia potremmo ritrovarci senza mascherine

    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 28 Apr. 2020 alle 07:45 Aggiornato il 28 Apr. 2020 alle 09:33

    La norma sui prezzi “calmierati” delle mascherine, voluta dal commissario della Protezione Civile Domenico Arcuri produrrà un sicuro effetto: nessuno avrà più incentivo a vendere o produrre questo prodotto. Si tratta di una delle regole base dell’economia: l’intervento statale sui prezzi di prodotti scambiati sul mercato ha sempre creato disincentivi a fornire quegli stessi prodotti sul mercato. Accadeva con i farmaci negli anni ‘90, quando lo Stato imponeva prezzi troppo bassi ai produttori, che quindi ritiravano i prodotti dalla commercializzazione e produzione, e accadrà allo stesso modo da domani, visto che il prezzo imposto non può essere accettato dal mercato, come già dichiarato da imprenditori e sigle di categoria.

    E’ vero che il prezzo delle mascherine è salito in questo periodo: le condizioni sono infatti cambiate: oggi la domanda si è alzata, e con lei anche il prezzo. Questo fenomeno non è di per sé negativo: un aumento dei prezzi incoraggia nuove aziende a fornire lo stesso prodotto o servizio, incrementando la concorrenza e favorendo, sul medio-lungo periodo, una diminuzione dei prezzi. La scelta di Arcuri va nella direzione opposta: con le migliori intenzioni, ma anche con la evidente massima ignoranza in materia economica, le conseguenze saranno molto semplici: sarà impossibile trovare mascherine sul mercato. E se per i cittadini ordinari questa dinamica potrebbe essere (quasi) gestibile attraverso mascherine fai da te, distanziamento, e così via, per gli operatori sanitari la situazione potrebbe diventare davvero pericolosa.

    Abbiamo già visto cosa succede quando nelle RSA non vengono fornite apparecchiature adeguate, e le stesse dinamiche riguardano ospedali, case di cura, pubbliche assistenze. Lo Stato che interviene nel mercato di un prodotto di consumo, come le mascherine, è frutto di una scelta ideologica, che porterà solo danni a un Paese già martoriato dall’epidemia. La riduzione della pressione fiscale, della burocrazia, dell’IVA, e la facilitazione dell’acquisto dall’estero non sono evidentemente risultati metodi validi per sopperire alla scarsità di offertain Italia. C’è una regola base, che insegna lo studio delle politiche pubbliche e dell’economia: con le migliori intenzioni è possibile produrre i peggiori risultati. E noi, purtroppo, ne avremo piena testimonianza.

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