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    Ritardi sulla manovra, rischio esercizio provvisorio: “Il Parlamento voti, altrimenti metteremo la fiducia”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 21 Dic. 2022 alle 07:31 Aggiornato il 21 Dic. 2022 alle 11:22

    Non arriverà in Aula alla Camera oggi alle 13 la legge di Bilancio, slittata per via dei ritardi accumulati in commissione Bilancio a Montecitorio: il governo sperava in un iter di approvazione più snello ma si è dovuto scontrare con un’opposizione particolarmente feroce e con alcuni rilievi dell’Unione europea su misure cardine del provvedimento.

    Come quella che riguardava l’abolizione delle multe agli esercenti che non accettano pagamenti elettronici al di sotto di una certa soglia, fissata prima a 30 euro, poi a 60, e infine ritirata del tutto.

    I lavori in commissione si sono protratti fino a tarda notte e hanno visto anche alcuni screzi tra maggioranza e opposizione, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani che ha dato del “miracolato” a Luigi Marattin di Azione-Italia Viva, secondo quanto riporta il Corriere della Sera.

    Motivo dello scontro una norma per uno scudo penale sui reati tributari, ipotizzata dal viceministro della Giustizia, il forzista Paolo Sisto. “Una schifezza” secondo il Pd, mentre il Movimento 5 Stelle si era dichiarato pronto alla battaglia.

    L’emendamento è stato però ritirato: “Lo scudo non c’è mai stato, non so come si possa parlare di vittoria delle opposizioni”, ha detto il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, che ha spiegato: “Si tratta della proposta di un singolo non condivisa con la maggioranza.

    Questo non esclude che la norma in questione non sia inserita in un altro provvedimento e che possa trovare adeguata collocazione”.

    E mentre il segretario del Pd, Enrico Letta, agita lo spettro dell’esercizio provvisorio (“Mai vista una situazione simile. Il 20 dicembre sera e tutto per aria. Si fermino”), il governo si dice pronto a portare in Aula il testo così com’è, ponendo la questione di fiducia.

    “Il Parlamento voti, se vuole – fanno sapere dal Ministero dell’Economia – ma se non vuole, il governo è pronto a mettere la fiducia sul testo uscito dal Consiglio dei ministri”.

    La speranza dell’esecutivo è incassare la fiducia al più tardi entro sabato 24 dicembre alla Camera, e poi il 31 al Senato, nell’ultimo giorno utile.

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