Manovra 2020, sono iniziati i lavori: cosa sappiamo finora
Oggi, giovedì 25 luglio 2019, sono iniziati ufficialmente i lavori del governo M5S-Lega per la manovra 2020. Ne ha parlato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che a Palazzo Chigi nel pomeriggio ha incontrato le parti sociali. Sono poi spuntate le prime anticipazioni sugli obiettivi che leghisti e pentastellati intendono raggiungere con la legge di Bilancio.
“Il confronto sarà utile per scrivere una manovra che vogliamo sia espansiva nel segno della crescita e quanto più possibile condivisa”, ha detto il premier.
“Sono confronti che ci torneranno utili per acquisire le vostre premure e istanze: abbiamo già fatto qualche incontro, sia con me e Di Maio che separatamente con Salvini. Va benissimo, ci si può incontrare cento volte, ma ora dobbiamo avere un pieno contraddittorio e seguire un binario che consenta a me e al ministro Tria di procedere secondo un percorso ordinato”.
La road map per la legge di Stabilità 2020
Stando a quanto trapelato il capo del governo nell’incontro con le parti sociali sulla manovra 2020 avrebbe parlato di fase di ascolto senza ancora alcun progetto di riforma fiscale a livello istituzionale. Conte avrebbe quindi indicato la fase attuale come l’inizio di un percorso per la definizione della prossima legge di bilancio. Lavoreremo ad agosto, avrebbe aggiunto il premier, per confrontarsi di nuovo a settembre sulle base di una proposta concreta e condivisa dal governo. Il professore ha anche confermato i prossimi incontri su Sud e lavoro.
Dopo il vertice il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si è mostrato fiducioso. Ha precisato che la proposta del governo sulla legge di Bilancio “ancora non c’è, ci saranno incontri il 29 luglio e il 5 agosto che saranno propedeutici alla definizione della manovra, altri ci saranno a settembre”. “Il metodo – ha continuato il sindacalista è una novità positiva, ma quello che conta è cosa verrà deciso”.
“Noi – ha aggiunto Landini parlando dei contenuti – abbiamo detto le cose di cui secondo noi il Paese ha bisogno: ridurre le tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni da cui arriva il 94 per cento delle entrate”.
E ancora: “Bisogna aumentare le detrazioni, favorire in ogni modo la lotta all’evasione perché sono inaccettabili 110 miliardi di evasione, questo vuol dire assunzioni all’Agenzia delle Entrate, usare le tecnologie per incrociare i dati e anche tenere presente che non si può ridurre la pressione fiscale nazionale e aumentare quella locale. Siamo disponibili a ragionare sull’unificazione di strumenti come l’assegno familiare e altre tutele. Inoltre abbiamo parlato di fisco ambientale, cioè favorire le imprese che investono su un nuovo modello di sviluppo”.
Nuovo piano casa
Fonti del M5S hanno sottolineato che all’incontro a Palazzo Chigi era presente anche il ministro Giovanni Tria, a dimostrazione, hanno detto, che “è questo il vero vertice di governo sulla manovra”.
Sempre nella giornata di oggi Di Maio ha annunciato un nuovo Piano Casa “che prevede di ricostruire e ristrutturare 600mila alloggi già esistenti e abbandonati per destinarli a giovani coppie, single, famiglie a basso reddito”. “Sono previsti – ha detto il vicepremier M5S – 4 miliardi di euro per 20 anni, per un valore di 80 miliardi di investimenti. Si tratta di edifici già esistenti” e mappati. “Si evita altro consumo di suolo. Parteciperà Cassa Depositi e Prestiti che ha fondi per housing sociale, Inail che si occupa di edilizia convenzionata e ci saranno contributi statali per edilizia abitativa”.
Taglio cuneo fiscale
Uno dei temi centrali è senz’altro quello del taglio del cuneo fiscale, che dovrebbe essere rivolto, per il M5S, a chi assume a tempo indeterminato e che andrebbe ad incidere sull’aumento della spesa pensionistica, bensì su quello degli ammortizzatori sociali, variabile che permetterà anche di scomputare la spesa dai vincoli europei.
In sostanza – ha spiegato Di Maio – la riduzione del costo del lavoro inserita nella proposta passa attraverso l’esonero del versamento dei datori di lavoro alla Naspi, un esonero corrispondente all’1,6 per cento della retribuzione del lavoratore e solo sui contratti a tempo indeterminato. Il piano permetterà un risparmio di 4 miliardi di euro per le imprese.
Sul punto è intervenuto anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. “Secondo noi – ha ricordato arrivando a Palazzo Chigi – il taglio del cuneo va collegato ai grandi contratti di riferimento, si può fare ed eviterebbe il dumping contrattuale oltre a dare un parametro oggettivo di riferimento”.
“Non è una questione se poco o meno, prima del quanto conta il come: l’abbiamo detto da tempo che occorre collegarlo a parametri oggettivi per evitare un precedente: che il governo possa determinare un salario minimo rendendolo una variabile indipendente dall’economia”.
Progressività tasse
Sulle tasse inoltre nell’incontro tra governo e sindacati “entrambe le parti hanno condiviso il principio della progressività della tassazione”.
Piano green
Sempre fonti M5S hanno riferito che sul tavolo del governo per la manovra 2020 il Movimento ha portato un piano green per la conversione dei sussidi dannosi per l’ambiente. L’obiettivo dei pentastellati, è stato riferito, è quello di “favorire gli ammodernamenti in chiave ambientale, nonché incentivare la nascita di imprese innovatrici e nuovi mercati a cui si danno sussidi”.
Taglio tasse
Per quanto riguarda l’entità riduzione delle tasse gli esponenti della Lega, il viceministro al Ministero dell’Economia Massimo Garavaglia e il sottosegretario Massimo Bitonci. “La manovra economica deve essere coraggiosa e utile a tanti italiani, lavoratori e famiglie. Non servono mini interventi di cui nessuno si accorge. Condividiamo i dubbi di chi sostiene che 4 miliardi di euro di tagli alle tasse siano davvero pochi”.
Il riferimento è alle parole di Di Maio che, parlando davanti al Ministero del Lavoro, aveva detto: “Facciamo risparmiare 4 miliardi di cuneo fiscale alle imprese, così potremo fare il salario minimo senza gravare su di loro, ma permettendo ai cittadini di non vedere più stipendi da 2-3 euro l’ora”.
I sindacati, dal canto loro, a Palazzo Chigi hanno evidenziato che la priorità per la riforma fiscale devono essere lavoratori dipendenti e pensionati.
Il leder della Cgil Maurizio Landini ha ribadito anche il no a condoni “più o meno mascherati”. La segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan ha sottolineato che la riforma fiscale “deve premiare il lavoro”. Il leader della Uil Carmelo Barbagallo ha chiesto anche la detassazione degli aumenti contrattuali.
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