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    Manovra 2020, la cedolare secca sugli affitti resta al 10 per cento

    Foto da Pixabay

    A legislazione vigente era previsto un aumento al 15 per cento

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 30 Ott. 2019 alle 14:31 Aggiornato il 30 Ott. 2019 alle 15:44

    Manovra 2020, cedolare secca sugli affitti

    La cedolare secca sugli affitti è uno dei punti affrontati nel confronto sulla manovra economica 2020, la legge di Bilancio che il governo mette a punto in queste ore. Il governo ha stabilito che non ci saranno cambiamenti rispetto a quanto le norme prevedono oggi.

    La cedolare secca sugli affitti a canone concordato, oggi al 10 per cento, era previsto che salisse al 15 per cento. In una prima bozza di manovra era stata poi portata al 12,5 per cento. Nel vertice di maggioranza di ieri, martedì 29 ottobre, a Palazzo Chigi si è fatto uno sforzo per tenerla al 10 per cento e rendere l’aliquota permanente.

    “Abbiamo deciso di rendere permanente il regime di cosiddetta cedolare secca al 10 per cento per le locazioni a canone concordato, che a legislazione vigente sarebbe aumentato fino al 15 per cento a decorrere dal 2020”, ha confermato oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso di un intervento all’assemblea Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili.

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    Cos’è la cedolare secca

    La cedolare secca è un regime di tassazione facoltativo per i titolari di un canone di locazione. Il proprietario di un’immobile che ottiene un reddito da un affitto, come spiega l’Agenzia delle Entrate, può scegliere con la cedolare secca di pagare un’imposta sostitutiva di Irpef e addizionali. Con questo regime non vanno inoltre pagate imposta di registro e imposta di bollo, che sono dovute per le registrazioni, le risoluzioni e le proroghe dei contratti.

    Se viene scelta la cedolare secca si perde però la facoltà di chiedere, per tutta la durata dell’opzione, l’aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, compresa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell’anno precedente.

    Il regime della cedolare secca riguarda solo le persone fisiche, titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento di un immobile, che danno in locazione fuori dall’esercizio di attività di impresa, arti e professioni. Non è applicabile per l’affitto di un locale commerciale.

    Dai dati del Rapporto immobiliare 2019 realizzato da Abi e Agenzia delle Entrate risulta che nel 2018 le abitazioni locate con nuovi contratti di locazione registrati nel 2018 con canone concordato e interessati alla cedolare secca al 10 per cento sono 251.753 (locazione abitativa e per studenti universitari).

    Confedilizia stima che nel complesso i contratti con canone concordato attualmente in vigore siano tra 800mila e un milione.

    “Dopo due settimane di battaglia da parte di Confedilizia – ha affermato ieri il presidente Giorgio Spaziani Testa – arriva la notizia che il Governo confermerà e renderà strutturale la cedolare secca del 10 per cento sugli affitti abitativi a canone calmierato. È un’ottima notizia e diamo volentieri atto al governo di questa scelta di prospettiva. Ora ci auguriamo di trovare nella legge di Bilancio anche la conferma della cedolare del 21 per cento sull’affitto dei negozi, varata con l’ultima manovra allo scopo di attenuare il gravissimo fenomeno dei locali commerciali sfitti”.

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