La notizia è di quelle destinate a restare sui libri di storia: nella serata di lunedì 20 aprile il principale indice del prezzo del petrolio negli Stati Uniti – il WTI – è sceso di oltre 50 dollari, arrivando a -37 dollari a barile. Si tratta di una caduta mai vista dal 1983, quando sono iniziate le rilevazioni. Come ha fatto il prezzo a scendere sotto lo zero?
A causa della pandemia da Coronavirus, in gran parte dei Paesi del mondo i governi hanno dovuto imporre una quarantena che ha limitato enormemente l’utilizzo delle automobili, degli aerei e degli altri mezzi pubblici e privati. Meno spostamenti significa meno domanda di petrolio. È così che grosse quantità di greggio estratte sono rimaste invendute: i barili sono quindi fermi nei magazzini. Questo è accaduto perché i proprietari delle raffinerie – che trasformano il petrolio grezzo in benzina e altri carburanti – hanno smesso di acquistarlo, in quanto prevedono che la domanda di carburanti rimarrà a lungo molto bassa.
I produttori di petrolio si sono così trovati ad accumulare scorte di greggio fino a che lo spazio fisico a loro disposizione per stoccarlo è finito, da qui l’esigenza di spendere denaro pur di liberarsi delle scorte che non riescono più a immagazzinare.
In Europa le cose sono andate in modo diverso, forse meglio: il petrolio non è ancora calato così tanto come negli Stati Uniti. Il Brent, l’indice del prezzo del petrolio venduto nel nostro continente, è sceso da più di 60 dollari al barile (a febbraio) a poco più di 20: un record negativo, ma ancora decisamente sopra lo zero.
Nel momento in cui scriviamo, un barile di petrolio negli Stati Uniti viene venduto a circa 11,74 dollari (10,87 euro). Considerando che un barile contiene 159 litri, un litro di petrolio costerà circa 15 centesimi. Confrontando il valore del greggio a litro – l'”oro nero” – con il costo medio di un litro di acqua al dettaglio (mediamente 0,20 euro a litro), sarà facile comprendere l’incredibile svalutazione che sta subendo il greggio. Tanto da diventare meno costoso dell’acqua.
I prezzi della benzina scenderanno?
Il calo del prezzo del petrolio avrà ricadute sul prezzo della benzina? Per rispondere a questa domanda bisogna prima di tutto tenere in considerazione il fatto che il prezzo della benzina non è dato solo dal costo del greggio. Alla materia prima bisogna aggiungere i costi di raffinazione, di trasporto e le tasse. Secondo i dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico, a marzo 2020 il prezzo medio della benzina è stato di 1,4865 euro a litro, quello del gasolio di 1,3782 euro a litro, 0,6170 euro a litro, invece, il costo del GPL.
Questo perché – come premesso – sul costo dei carburanti incidono anche le ben note accise: sulla benzina al momento si pagano circa 0,7284 centesimi di accise e 0,2680 centesimi di Iva; sul gasolio le accise ammontano a 0,6174 e l’Iva a 0,2485; sul GPL si pagano rispettivamente 0,1472 d’accisa e 0,1112 di Iva (Dati marzo 2020, MISE).
Estrarre petrolio è un’operazione molto costosa e l’idea di fermare la produzione non è così semplice. Per bloccare la produzione occorre tempo e ancora più tempo richiede farla ripartire. Se lo stato di lockdown dovesse continuare e quindi la domanda di petrolio restare bassa, i produttori saranno inevitabilmente costretti a chiudere.
A inizio aprile, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio (l’OPEC) ha chiuso un accordo con i produttori russi per ridurre la produzione del 10 per cento, così da cercare di sostenere i prezzi. Nei prossimi mesi sarà possibile verificare se tale accordo darà frutti positivi. Il taglio deciso a inizio aprile è il più significativo della storia, ma non è riuscito a impedire il crollo dei prezzi in questi giorni.
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