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    Unicredit licenzierà 6.000 dipendenti in Italia. I sindacati: “Questo piano non può nemmeno essere preso in considerazione”

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 3 Dic. 2019 alle 15:03 Aggiornato il 3 Dic. 2019 alle 19:47

    Unicredit licenzierà 8.000 dipendenti, 6.000 solo in Italia

    Unicredit ridurrà il numero dei suoi dipendenti di circa 8.000 unità nei prossimi 3 anni. Il piano strategico 2020-2023 porterà alla chiusura di 500 sportelli e a un taglio del 12 per cento del personale.

    Italia, Germania e Austria. Il maggior numero di esuberi si concentrerà in Italia. Nel nostro paese i licenziamenti saranno 5.500, mentre le filiali chiuse 450. Il piano annunciato dall’azienda prevede di realizzare un utile di 5 miliardi di euro nel 2023, con una crescita aggregata dell’utile per azione di circa il 12% nel periodo 2018-2023.

    L’obiettivo è creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nei prossimi 3 anni, e aumentare al 40 per cento la distribuzione di capitale per il 2019. Unicredit distribuirà ai propri azionisti circa 8 miliardi di euro, tra cedole e riacquisto di azioni, nell’arco del piano 2020-2023, di cui 6 miliardi rappresentati da dividendi in contanti e 2 miliardi da riacquisto di azioni proprie.

    Unicredit nel piano al 2023 prevede una evoluzione della struttura del gruppo, incluso il progetto per la creazione di una subholding, con sede in Italia e non quotata, per le attività internazionali.

    I ricavi di Unicredit cresceranno in media dello 0,8% all’anno tra il 2018 e il 2023, attestandosi a 19,3 miliardi a fine piano. “Si stima che la crescita e il rafforzamento della base paneuropea di clienti produrranno ricavi resilienti, malgrado il contesto di tassi d’interesse negativi”, si legge nella nota che annuncia il piano strategico al 2023. “I target per i ricavi del piano Team 23 si basano su ipotesi pragmatiche, che includono previsioni per i tassi d’interesse più conservative rispetto a quelle del mercato”, afferma Unicredit che prevede un Euribor a fine periodo a circa 50 punti base tra il 2019 e il 2022, in rialzo a -40 punti base nel 2023. Nel 2023 i costi totali ammonteranno a 10,2 miliardi segnando un calo medio annuo aggregato dello 0,2% nel periodo compreso tra il 2018 e il 2023.

    Nella giornata di oggi, 3 dicembre Unicredit ha aperto in rialzo a Piazza Affari dopo l’annuncio degli obiettivi del nuovo piano strategico. Nelle prime contrattazioni il titolo avanza dello 0,91% a 12,48 euro.

    La reazione dei sindacati

    Il sindacato dei bancari critica fortemente le decisioni del nuovo piano strategico annunciate Mustier, il ceo di Unicredit. “Jean Pierre Mustier farà come Lakshmi Mittal per la ex Ilva di Taranto: chiederà uno scudo penale per Unicredit?”, ha commentato il segretario generale della Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, Lando Maria Sileoni, rilevando che “il piano industriale così com’è non può nemmeno essere preso in considerazione”.

    Sileoni sottolinea che “nel nuovo piano non è prevista alcuna assunzione e Unicredit è una banca nella quale le lavoratrici e i lavoratori hanno già fatto molti sacrifici: gli 8.000 esuberi inseriti nel nuovo piano industriale si andrebbero ad aggiungere ai 26.650 posti di lavoro tagliati a partire dal 2007”. “Stesso discorso per gli sportelli: ne sono stati chiusi 1.381 e Mustier ne vorrebbe chiudere altri 500, recidendo ancora di più il rapporto con la clientela e il legame col territorio”.

    Per Sileoni “non c’è da sorprendersi per gli 8.000 esuberi, adesso proveranno addirittura a dire che sono 2.000 in meno rispetto a quei 10.000 che la stessa banca ha fatto filtrare a fine luglio. Ma il giochetto è banale e si smascherano da soli”. Inoltre “Mustier non ha realizzato un progetto che guarda alla crescita, allo sviluppo e al futuro, ma ha creato le condizioni per tagliare i costi così da aumentare gli utili che non riesce a produrre industrialmente, che in quattro anni saranno di 17 miliardi, e distribuire dividendi per 8 miliardi. La banca è destinata a galleggiare col rischio di essere mangiata al primo passaggio di squalo. Sono pronto a confrontarmi pubblicamente, anche in uno studio televisivo, con Mustier e chiedo alla politica di intervenire nell’interesse del Paese”, conclude Sileoni.

    Critiche anche da Uilca, il sindacato dei lavoratori operanti nei settori del credito, esattorie e assicurazioni. “Crediamo che in realtà gli unici veri esuberi della banca siano il Ceo Jean Pierre Mustier e il management che ha ideato un progetto senza visione industriale e di prosperità e sradica la banca dal tessuto sociale e territoriale in cui opera, con la promessa di enormi dividendi per gli azionisti da conseguire grazie a forti penalizzazioni per le lavoratrici e i lavoratori, chiusure di 500 filiali e pesanti ricadute occupazionali”, ha detto il segretario generale della Uilca, Massimo Masi.

    “Siamo pronti a qualsiasi iniziativa di opposizione a questo Piano del Gruppo UniCredit e non permetteremo che inquini il confronto con Abi per il rinnovo del Contratto Nazionale dei bancari, nel quale come Uilca proponiamo una visione di settore del credito al servizio dello sviluppo economico, di famiglie e imprese, del tutto contraria alle logiche proposte nuovamente dal Ceo Mustier”. “Come per l’Ilva e i casi di crisi aziendali, chiediamo una forte presa di posizione da parte del Governo”, conclude Masi.

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