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    Con il “navigator” il reddito di cittadinanza è diventato un incentivo per le imprese

    ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images

    La figura istituita presso i centri per l'impiego sarà retribuita in base alle persone che farà assumere

    Di TPI
    Pubblicato il 5 Dic. 2018 alle 08:08 Aggiornato il 21 Apr. 2019 alle 16:18

    Il navigator per il reddito di cittadinanza, figura professionale partorita dalla mente del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, avrà un chiaro obiettivo: far assumere quanti più disoccupati possibili.

    L’annuncio della creazione del navigator – o tutor – per il reddito di cittadinanza risale allo scorso 27 novembre. Ma è nella puntata di Porta a Porta che lo ha visto protagonista che Di Maio è entrato nei particolari, spiegando come opererà.

    Di fatto, il navigator – o tutor – sarà selezionato anche, se non soprattutto, fuori dall’attuale organico dei centri per l’impiego: per questo è previsto un piano di assunzioni “di massa”.

    “Ogni navigator sarà selezionato con un colloquio” e saranno figure “con alto profilo”. Il loro compito: “Seguire i giovani che hanno perso lavoro”.

    Sarà quindi il navigator a seguire passo passo il percorso di reinserimento al lavoro di chi avrà diritto al reddito di cittadinanza: “Deve essere in grado di seguire chi ha perso il lavoro, formarlo e reinserirlo nel mondo del lavoro”. (Qui tutte le informazioni sul reddito di cittadinanza)

    Il navigator per il reddito di cittadinanza | Chi è e cosa farà

    Formazione e orientamento, quindi. Quanto alla retribuzione per il suo lavoro, la strada scelta da Di Maio è quella, però, di un’estrema precarizzazione. Il navigator – o tutor – non avrà infatti un compenso fisso: sarà a tutti gli effetti, almeno stando alle ultime dichiarazioni, un libero professionista.

    “L’importante” ha sottolineato Di Maio “è che il navigator venga pagato in base al numero delle persone orientate”. E la sua formazone “non dovrà essere necessariamente effettuata nei centri per l’impiego”.

    Sommando gli ultimi due particolari emersi sul fronte del reddito di cittadinanza – l’incentivo dei “tre mesi di importo del reddito” per le imprese che assumeranno il disoccupato e la retribuzione a cottimo del navigator – emerge sempre più come la misura raccontata come di contrasto alla povertà stia diventando, settimana dopo settimana, una misura volta al reinserimento lavorativo.

    Questioni non semplicemente di termini: perché il reddito di cittadinanza tanto sbandierato in campagna elettorale è tale solo se, secondo i parametri “europei”, svincolato dal lavoro.

    La Relazione per la Risoluzione europea sul Coinvolgimento delle persone escluse dal mercato del lavoro dell’8 aprile 2009 prevede infatti che «chiunque deve poter disporre di un Reddito Minimo a prescindere dalla propria partecipazione al mercato del lavoro».

    Ecco perché, tra incentivi alle imprese che assumo utilizzando lo stesso portafogli del reddito e navigator pagati in base alle persone fatte assumere, il reddito di cittadinanza è diventato in breve tempo un sussidio di disoccupazione, semplicemente un “Rei” (reddito di inclusione) allargato nelle cifre erogate al disoccupato e nella platea degli aventi diritto.

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