“Ministra, se non ora quando?”: l’appello dei lavoratori precari di Anpal Servizi a Nunzia Catalfo
“Cara ministra Catalfo, se non ora quando?”. Questa la domanda che si pongono i lavoratori precari di Anpal Servizi, l’Agenzia nazionale per le politiche attive sul lavoro amministrata da Domenico Parisi e che, per intenderci, ha assunto i famosi navigator del reddito di cittadinanza. Lavoratori di cui abbiamo già raccontato le proteste e che lo scorso ottobre hanno finalmente ottenuto un sì dal governo giallorosso per la loro assunzione a tempo indeterminato grazie alla legge 128/2019. Una legge che ha l’obiettivo di stabilizzare “tutto il personale Anpal con contratto a tempo determinato e di collaborazione”, quindi sia coloro che hanno un contratto a tempo determinato ormai “scaduto” che i co.co.co che da anni prestano servizio per l’Agenzia senza però essere definitivamente assunti.
I dipendenti Anpal sono dei veri e propri “professionisti” dell’occupazione che, tramite i diversi centri per l’impiego dislocati su tutto il territorio nazionale, si occupano di far incontrare domanda e offerta di lavoro; il loro lavoro, dunque, è trovare lavoro alle persone, ma di fatto sono loro stessi i primi a fare i conti con precarietà e disoccupazione. La legge 128, faticosamente ottenuta, chiede all’Agenzia di assumere queste persone, ma dall’altra parte Anpal, organo sorvegliato dal Ministero del Lavoro, ha bisogno delle risorse economiche per procedere con queste stabilizzazioni. L’Agenzia, però, attraverso il suo attuale amministratore Parisi, ha annunciato che provvederà a stabilizzare solo 500 lavoratori su 654 totali, producendo così ben 160 esuberi. Ed è proprio per questo motivo – per sollecitare il ministero di Nunzia Catalfo a sbloccare le assunzioni in questo periodo in cui, con l’emergenza Coronavirus in corso e le gravi conseguenze sull’economia e il mercato del lavoro – che i precari del sindacato indipendente Clap Anpal hanno deciso di girare un video per non far dimenticare la loro situazione di precarietà. E, soprattutto, rivendicare l’importanza del lavoro che svolgono, oggi come ieri, oggi – con la pandemia – più di ieri.
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