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Lavoro liquido e orari “flessibili”. Relazioni, lavoro di squadra e accordi commerciali risolti nello spazio di una videoconferenza. Niente chiacchiere alla macchinetta del caffè, niente “team building” e tante scrivanie silenziose in uffici e palazzi ancora più silenziosi. Il mondo del lavoro ha fatto di necessità virtù. Costretto a una repentina ritirata dal lockdown imposto a inizio pandemia, ha poi iniziato a riadattarsi attorno a questo nuovo modo di vivere. E di lavorare.
Lo smart working , il cui elemento caratterizzante non è sempre stato un uso intelligente del tempo lavorato, come il nome inviterebbe a pensare, da casualità si è trasformata in abitudine, via via sempre più radicata e strutturata all’interno di aziende di ogni tipologia. Complice la tecnologia, la connettività pervasiva e l’utilizzo di strumenti di condivisione possibili grazie al cloud, le distanze fisiche sono state colmate, e l’economia ha proseguito la sua corsa, al netto di qualche incespicata.
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