Pare che i giovani d’oggi di età compresa fra i 18 e i 25 anni abbiano poca voglia di “sporcarsi le mani” nel lavoro.
È ciò che emerge da uno studio realizzato dell’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co, che rivela che i mestieri manuali o cosiddetti “umili” sono i meno ambiti dalla stragrande maggioranza delle nuove generazioni.
Il meccanico, in particolare, si piazza in fondo alla scala di preferenze. Dei 656 ragazzi intervistati di età compresa tra i 18 e i 25 anni, solo il 23 per cento comincerebbe a lavorare in officina (si tratta principalmente di giovani provenienti dal Sud Italia).
Il 53 per cento ritiene che il meccanico sia un lavoro in cui “ci si sporca”, mentre il 63 per cento lo definisce un lavoro pericoloso. Il 28 per cento ha ammesso che si vergognerebbe di dire a amici e parenti che lavora in un’officina, mentre il 17 per cento ritiene che il meccanico sia “un lavoro più adatto agli immigrati”. Il 2 cento degli intervistati ritiene poi che questo mestiere provochi impotenza.
Una situazione sulla quale il presidente di ItalScania e di Unrae (Unione nazionale rappresentati autoveicoli esteri) Franco Fenoglio ha voluto fare chiarezza. Secondo Fenoglio, la responsabilità di questo calo di attrazione da parte dei giovani nei confronti dei lavori manuali è da attribuirsi ai genitori, che “preferiscono vedere i loro figli dottori, avvocati o amministratori delegati, ritenendo meno dignitoso il mestiere del meccanico”.
In realtà, continua il presidente di ItalScania, sul lavoro del meccanico circolano molti malintesi e molta ignoranza. “Ormai si lavora in officine 4.0, con degli strumenti elettronici e dei sistemi di diagnostica tecnologicamente avanzatissimi”, spiega Fenoglio.
Per di più, si tratta di un lavoro mediamente remunerativo, dal momento che si parte da una base che oscilla tra i 1.200 e 1.500 euro mensili con opportunità di stipendi anche superiori ai 50.000 euro annuali. Le possibilità di essere assunti e di fare carriera, quindi, sono particolarmente alte, dal momento che la richiesta è così poca.
Il vento della modernità sembra tuttavia soffiare in tutt’altra direzione: lo stesso studio rivela infatti che, se i giovani d’oggi non hanno voglia di fare mestieri manuali o troppo faticosi, sono estremamente propensi a svolgere le professioni 2.0: in cima alla scala di preferenze troviamo l'”influencer” (71 per cento). A seguire: fashion blogger (48 per cento) stilista di moda (36 per cento), ma anche chef (31 per cento), designer d’auto (27 per cento) e avvocato (22 per cento).
Il 17 per cento degli intervistati ha poi dichiarato che è il “tronista” il mestiere dei suoi sogni. Solo il 7 per cento vorrebbe fare il medico.
Lo studio è stato realizzato a margine della biennale internazionale delle attrezzature e del postvendita automobilistico (Autopromotec), che avrà luogo presso la Fiera di Bologna dal 22 al 26 maggio 2019.