Denunciano il loro caporale e ottengono il permesso di soggiorno a Padova
Sfruttati nei campi. Fino a quattordici ore al giorno per raccogliere pomodori con una paga di quattro euro l’ora. Poi, Demba, Frank, Blessing e Bayesal, arrivati da Camerun, Costa d’Avorio, Mali e Senegal, hanno denunciato il loro caporale. E, grazie al loro coraggio, hanno ottenuto un permesso di soggiorno.
L’uomo, un cittadino marocchino, che li aveva messi a lavorare intere giornate, senza pagarli e privandoli anche dei risparmi. Li aveva arruolati nei campi che alcune famiglie venete gli avevano affidato per le coltivazioni.
I fatti risalgono al 2017 e, grazie alla denuncia dei braccianti, a settembre inizierà il processo per caporalato. Ora il gruppo di lavoratori, assistiti dagli avvocati Davide Zagni e Zeno Baldo, ha richiesto e ottenuto permessi di soggiorno della validità di sei mesi per i richiedenti asilo coinvolti, quattordici in totale. Un permesso per “grave sfruttamento lavorativo”, possibilità che rientra nei casi speciali previsti dal decreto Salvini.
Il decreto, infatti, prevede che un permesso di soggiorno possa essere rilasciato a un lavoratore che, sottoposto a una particolare forma di sfruttamento, denunci il suo datore di lavoro. Il documento è valido sei mesi, è rinnovabile e consente di poter lavorare ed essere messi in regola.
Accompagnati dai loro legali, i richiedenti asilo solo stati accolti dalla questura di Padova, che hanno seguito il loro percorso.
Il caporale è tuttora ricercato dalle forze dell’ordine. E sul suo conto è stata aperta un’inchiesta per sfruttamento del lavoro.