La deputata Maria Elena Boschi ha lanciato tramite la sua pagina Facebook un nuovo affondo contro l’esecutivo Lega-M5S e in particolar modo contro il Movimento guidato da Luigi Di Maio.
Come racconta la deputata del Pd con un post sul suo profilo Facebook, la Commissione bilancio della Camera ha discusso oggi, 31 luglio 2018, gli emendamenti sul del Decreto Dignità proposto dal governo Conte e fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle.
Durante la discussione in Aula, però, la sottosegretaria Castelli dei 5 Stelle ha bocciato un emendamento presentato da Forza Italia.
A colpire in questa vicenda è il testo dell’emendamento stesso, che ricalcava provocatoriamente la proposta del Movimento in tema di reddito di cittadinanza.
Il motivo alla base della bocciatura da parte della Castelli è ancora più sorprendente: secondo la sottosegretaria, infatti, non ci sarebbero le coperture.
“Il #Governo Lega/M5S ha confermato quello che diciamo da mesi: non hanno le risorse per il reddito di cittadinanza e non sono in grado di trovarle!”, ha scritto in un post su Facebook Maria Elena Boschi, che ha reso nota la vicenda.
“Per anni hanno insistito sul reddito di cittadinanza, hanno illuso milioni di cittadini e finalmente, arrivati al dunque, hanno dovuto ammettere la verità: non sono in grado di fare il reddito di cittadinanza”, continua la deputata del Pd.
“Questo è il Governo delle chiacchiere, altro che cambiamento”.
I 5 Stelle sono stati spesso criticati per il reddito di cittadinanza ancor prima di arrivare al governo, trattandosi di uno dei cavalli di battaglia di Luigi Di Maio nel corso della campagna elettorale.
Uno dei punti più critici della proposta del Movimento riguarda proprio i finanziamenti necessari per la copertura del programma.
I Cinque Stelle hanno scritto nel loro programma che, stando ai dati ISTAT, la copertura necessaria per attuare la proposta sia quantificabile tra i 16 e i 17 miliardi di euro, e che queste risorse verrebbero trovate attingendo dal “gioco d’azzardo, dalle banche, dalle compagnie petrolifere e dai grandi patrimoni, e tagliando inoltre il finanziamento ai giornali e i costi della politica”.
Per rispondere alle numerose critiche ricevute, il Movimento all’indomani delle elezioni aveva pubblicato un’analisi del professore di economia del Lavoro, Pasquale Tridico, in cui si spiegava come il partito aveva intenzione di finanziare il progetto.
Grazie all’input dato dato dai centri dell’impiego, il docente prevedeva un aumento del Pil potenziale dell’Italia che avrebbe permesso di “mantenere lo stesso rapporto deficit/Pil potenziale, cioè il cosiddetto ‘deficit strutturale’, spendendo circa 19 miliardi di euro in più di oggi”.
“Il reddito di cittadinanza costa 17 miliardi complessivi, compresi i 2,1 miliardi per rafforzare i centri per l’impiego”, si legge nel documento, “e potrebbe quindi finanziarsi interamente grazie ai suoi effetti sul tasso di partecipazione della forza lavoro”.
Nonostante le spiegazioni fornite in più occasioni dai 5 Stelle, sono ancora molti i dubbi che circondano la proposta del Movimento.
Il reddito di cittadinanza è una misura secondo cui ogni cittadino, sia esso ricco o povero, riceve mensilmente una determinata somma di denaro.
Nello specifico, con reddito di cittadinanza (odi sussistenza) si definisce una forma di sostentamento elargita dallo Stato ai cittadini privi di reddito o il cui reddito – da lavoro o pensione – non arrivi a quella che viene definita “soglia di povertà”, che naturalmente cambia in base al momento storico o al paese.
Il reddito di cittadinanza può essere elargito interamente o solo parzialmente, come forma di integrazione a uno stipendio già esistente.