Maurizio Landini, ha chiesto un incontro al presidente del Consiglio, Mario Draghi, per discutere di “politica industriale” nel settore auto e mettere fine al “Far West” aperto dalle aziende del comparto con i licenziamenti e la chiusura degli stabilimenti, come nel caso della Gkn di Campi Bisenzio a Firenze, dove il segretario generale della Cgil trova un’accoglienza fredda del Collettivo di Fabbrica, contrario alle “passerelle mediatiche”.
All’inizio del mese, la Gkn Driveline, un’azienda di proprietà del fondo britannico Melrose che produce componenti meccanici per motori del settore automobilistico, aveva avviato la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 422 lavoratori a tempo indeterminato dello stabilimento toscano ex Fiat, avvisando i dipendenti con un’e-mail nonostante gli ottimi risultati raggiunti dalla società rivendicati solo sei mesi prima dall’a.d. Andrea Ghezzi in un video inviato agli operai.
Sui licenziamenti del fondo Melrose alla Gkn “siamo in presenza di un atteggiamento inaccettabile”, ha detto oggi Landini a margine dell’assemblea generale di Cgil Toscana a Firenze, che annuncia di aver “chiesto un incontro al presidente del Consiglio per essere in grado di poter fare un’operazione di politica industriale perché le aziende, che in modo da Far west, hanno aperto procedure di chiusura di stabilimenti, sono tutte del settore automotive“.
Auto: Landini chiede una visione di lungo periodo e interventi legislativi
Il segretario della Cgil chiede in primo luogo il ritiro dei licenziamenti, ma non basta: serve una visione di lungo periodo per l’industria automobilistica italiana. “È evidente che è necessario che su quel settore si faccia un provvedimento straordinario ed allo stesso tempo si apra un tavolo di trattativa perché questo meccanismo, sia sul piano occupazionale, sia sul piano dell’innovazione e degli investimenti, deve gestire un processo che durerà anni”, ha detto Landini. “Chiediamo al Governo che a partire dalle vertenze più importanti convochi quei tavoli e faccia ritirare le procedure di licenziamento per poter aprire una discussione di merito”.
In più, il sindacalista chiede “risposte sul piano legislativo, anche con l’intervento del Governo” per impedire operazioni speculative, un obiettivo che dovrebbe vedere imprese e lavoratori uniti in una “battaglia nazionale”. In proposito, il segretario della Cgil cita il caso della Gkn. “Parliamo di fondi multinazionali che stanno decidendo di delocalizzare le produzioni: è un problema non solo di quei lavoratori, è chiaro che siamo di fronte davanti ad una questione più generale perché non può passare nel nostro Paese l’idea che multinazionali ed imprese possono comportarsi in questo modo”, ha denunciato Landini.
“C’è il problema, oltre la gestione immediata, di dotarsi anche di una legislazione che impedisca che queste cose possano ripetersi, e per quanto ci riguarda, insisto, questa non è una battaglia territoriale e locale, questa giustamente è una battaglia nazionale che deve avere delle risposte sul piano legislativo, e quindi anche con l’intervento del Governo”.
Landini è poi tornato sul patto firmato tra Governo e parti sociali dopo la decisione dell’esecutivo guidato da Mario Draghi di eliminare il blocco dei licenziamenti che, a dir la verità, si era risolto in un documento congiunto in cui ci si limitava a “un impegno a raccomandare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro”.
Secondo il segretario della Cgil, è importante che “anche le associazioni imprenditoriali capiscano che se si vuole veramente difendere il sistema produttivo del nostro Paese c’è bisogno anche di una legislazione che non permetta alle multinazionali di agire e di comportarsi in questo modo, ma di rispettare e di applicare le nostre leggi, a partire dal fatto che se ci sono delle leggi prima di licenziare si utilizzano altri ammortizzatori e si fanno altre discussioni”.
“Niente passerelle mediatiche”: la gelida accoglienza riservata a Landini in Gkn
Previsto anche un incontro con i lavoratori dello stabilimento toscano, dove il segretario generale della Cgil non trova certo un clima disteso. “È un fatto che Landini viene in Gkn dopo che qua sono già passati praticamente tutti. Non ci interessa discutere del perché, ma così è”, denuncia il Collettivo di Fabbrica. “Per motivi a noi ignoti e magari anche validissimi, arriva il 22esimo giorno di una procedura di 75 giorni. E per questo, troverà un clima di gelida cordialità, quella che si confà appunto al 22esimo giorno di presidio”.
I lavoratori smentiscono però ogni presa di distanza dal mondo del sindacato. “Intendiamoci: non lamentiamo la mancanza di collegamento con le organizzazioni sindacali. Perché, per fortuna, le organizzazioni sindacali sono composte da una ramificata rete di dirigenti locali, delegati sindacali, iscritti, categorie, camera del lavoro. E questa rete è stata con noi sin dal primo giorno mettendosi a completa disposizione“, prosegue la nota del Collettivo, che non intende tollerare passerelle mediatiche da nessuno.
“Riterremmo una mancanza di rispetto se si venisse qua per praticare in primo luogo il rapporto con i giornalisti“, scrivono i lavoratori. “Pensiamo che il segretario generale del più grosso sindacato italiano, che detiene la quasi totalità degli iscritti, dovrebbe in primo luogo riunirsi con la Rsu, in secondo luogo con l’assemblea dei lavoratori e infine con il circuito mediatico. Siamo certi che questo nostro punto di vista sia perfettamente comprensibile”.
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