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    Lavoro, nel 2019 dimissioni per 51mila neo-genitori: 37mila mamme e 14mila papà

    Foto da Piaxabay
    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 24 Giu. 2020 alle 17:12 Aggiornato il 24 Giu. 2020 alle 17:15

    Lavoro, nel 2019 dimissioni per 51mila neo-genitori

    In un solo anno, nel 2019, circa 51mila neo-genitori sono stati costretti a dimettersi dal lavoro e in 7 asi su dieci a lasciare l’impiego sono state donne. È quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dall’Ispettorato del Lavoro (Inl) che ogni 12 mesi aggiorna le informazioni sulle convalide di dimissioni e risoluzioni consensuali di madri e padri.

    Nel dettaglio sono sono 37.611 le lavoratrici neo-mamme che si sono dimesse nel 2019, mentre i papà che hanno lasciato il posto sono stati 13.947. Nel rapporto dell’Ispettorato del lavoro si legge che in tutto sono stati emessi 51.558 provvedimenti, con un “leggero” incremento sull’anno prima, con un +4 per cento). E “come di consueto la maggior parte – si spiega – ha riguardato le madri”. Sono state neo-madri a dimettersi  nel 73 per cento dei casi.

    Dai dati sui provvedimenti di convalida per neo-genitori, con bimbi sotto i 3 anni, emerge inoltre che solo il 21 per cento delle richieste di part time o flessibilità lavorativa, presentate da lavoratori con figli piccoli, è stato accolto. Su 2.085 richieste ne sono state infatti accolte 436. In soli 2 casi su 10 c’è quindi il via libera, una quota minoritaria che potrebbe essere interpretata come indice di un’ancora insufficiente sensibilità da parte dei datori di lavoro verso le esigenze di conciliazione tra il ruolo che i genitori hanno in famiglia e la prosecuzione dell’attività lavorativa.

    Nelle quasi totalità dei casi le dimissioni sono volontarie (49 mila). Un particolare che non sana le difficoltà nel conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro, che ricadono soprattutto sulle donne. Tra le motivazioni indicate nel dimettersi c’è proprio la difficoltà di “conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole”. Una difficoltà registrata in quasi 21 mila casi e che matura, stando all’analisi dell’Ispettorato, quando non si hanno nonni e altri parenti a supporto o viene giudicato troppo elevato il costo di asili nido o di baby sitter o, ancora, quando ci si ritrova davanti al mancato accoglimento del figlio presso il nido.

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