Leggendo la consueta lettera annuale agli azionisti di Exor, si apprende che la famiglia Agnelli-Elkann si è lanciata in un nuovo business: dopo automotive, calcio, editoria, moda, assicurazioni, armamenti, ora ecco anche il nucleare. Il presidente John Elkann ci fa sapere infatti che la holding di casa è diventata azionista di due importanti aziende produttrici di uranio: la Cameco e la NexGen Energy, entrambe canadesi. «Riteniamo che l’energia nucleare sarà determinante per affrontare la triplice sfida di ridurre la povertà energetica, elettrificare le applicazioni industriali e sostituire i combustibili fossili», spiega il presidente agli azionisti.
Cameco è la più grande società di uranio quotata indipendente al mondo: Exor ad oggi ne possiede il 2,4%, una partecipazione che vale circa 200 milioni di dollari. Non si conosce invece il valore della quota detenuta in NexGen, società che, dice Elkann, «sta sviluppando il più grande progetto di uranio a basso costo a livello globale». Nella lettera agli azionisti, il presidente di Exor sottolinea come Cina e Stati Uniti puntino forte sulle centrali nucleari per ridurre le emissioni di gas serra e come la Commissione europea abbia incluso questa forma di energia tra quelle finanziabili nell’ambito della transizione ecologica. «Sebbene il quadro della domanda sia più brillante che mai, l’industria dell’uranio è in un deficit strutturale dell’offerta», dice Elkann agli azionisti. «Tuttavia, a nostro avviso, i prezzi dovranno aumentare ulteriormente per incentivare nuovi progetti, a vantaggio dei nostri investimenti poiché godono di consistenti riserve a basso costo». Dopo il rosso da 30 milioni di euro patito nel 2020 causa emergenza Covid, nel 2021 Exor – sede ad Amsterdam – ha registrato un utile consolidato di 1,7 miliardi di euro e ha visto crescere del 30% il valore patrimoniale netto per azione. In qualità di presidente, John Elkann ha percepito un compenso pari a 3,6 milioni di euro, in calo rispetto ai 4,6 milioni del 2020.
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