Non solo la umile Panda, la scintillante Ferrari e l’americana Jeep. Nella gamma di veicoli prodotti dalle officine di casa Agnelli-Elkann ci sono anche l’autoblindo Centauro, l’anfibio corazzato Superav e il mezzo tattico M320.45 con cabina armata. Per chi non l’avesse capito si tratta di carri armati e camion militari. Non se ne parla praticamente mai, ma fra le società controllate da Exor, la holding di famiglia presieduta da John Elkann, c’è infatti anche il Gruppo Iveco, che ha fra i suoi brand Iveco Defence, produttore di veicoli militari.
Business totalmente legittimo, ma che vale la pena di essere ricordato nei giorni in cui il Parlamento italiano risponde alla guerra in Ucraina votando a favore dell’aumento delle spese militari fino al 2 per cento del Pil. Sede a Bolzano, fabbriche in Germania e Brasile, la Iveco Defence ha tra i suoi clienti l’Esercito italiano e i Marines degli Stati Uniti. L’azienda dagli anni Ottanta ha anche una partnership con la Oto Melara, storico marchio dell’industria italiana degli armamenti, oggi di proprietà di Leonardo: oltre alle forze armate tricolori, il consorzio fornisce mezzi anche all’esercito del Brasile. Ma non è finita qua, perché gli Agnelli-Elkann, sempre tramite la holding Exor, nel 2021 hanno investito anche in Rolls Royce, che non è solo uno dei nomi di punta della storia dell’automobile ma anche il secondo produttore mondiale di motori per aerei civili con importanti attività anche nei sistemi di difesa.
La produzione militare l’anno scorso ha generato a Rolls Royce ricavi per 3,3 miliardi di sterline, circa un terzo del fatturato totale del gruppo britannico. Che nella relazione finanziaria sottolinea in positivo il fatto di aver siglato accordi decennali con gli Stati Uniti, fra cui un contratto per la sostituzione del motore del bombardiere B52. La guerra è guerra, il business è business e gli Elkann vanno dove sentono profumo di soldi. Che si tratti di produrre un carrarmato, di mettere in cassa integrazione un operaio o di disfarsi di un giornale.