È una storia significativa quella di Joe Kaeser, numero uno della Siemens e uomo che non ha mai deciso di galleggiare nel silenzio di chi non si espone. Kaeser in Germania è molto conosciuto non solo per le sue qualità imprenditoriali, ma soprattutto per la sua voglia di esporsi su temi politici, anche molto controversi, senza nessuna inibizione nel prendere posizione. Dovrebbe essere così, del resto, per un’imprenditoria che pretende di essere classe dirigente ma che troppo spesso china la testa al potente (e al pensiero dominante) di turno pur di non scontrarsi con gli altri poteri.
Kaeser sui suoi social ha duramente condannato le frasi razziste di Alice Weidel quando ha additato le donne musulmane che portano il velo, ha preso le difese di Carola Rackete scrivendo senza mezzi termini che era stata “arrestata per aver salvato vite umane”. Ha anche rinunciato a incontrare alcuni investitori (quindi perdendo delle opportunità di guadagno) a Riad per protestare contro l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.
Facile immaginare che queste sue prese di posizione abbiano sollevato la bile di ultranazionalisti e sovranisti di ogni sorta, sempre abituati a rispondere con la violenza alle opinioni altrui e così Joe Kaeser, come tutti quelli che esprimono delle idee in questi tempi di ferocia verbale, è stato sommerso dagli insulti.
Nei giorni scorsi però la situazione sembra che si sia aggravata: Kaeser ha ricevuto una mail in cui gli scrivono “I tipi come te hanno bisogno di essere trattati come Lübcke”, facendo riferimento a Walter Lübcke, il dirigente della Cdu assassinato a giugno da un noto neonazista che l’ha ucciso sul terrazzo di casa. Il mittente (ovviamente falso) della mail era “adolf.hitler@nsdap.de” e Kaeser non ha avuto nessun dubbio nel rendere pubblica la minaccia e rispondere per le rime: “Ci sono segnali che la digitalizzazione è arrivata all’Inferno: ora anche il diavolo ha una mail”, ha scritto. “La mia risposta è #neverforget, #NieWieder, #NazisRaus, non dimentichiamo, mai più, via i nazisti”.
La Procura del Land ha deciso di aprire un’inchiesta. Ma il punto fondamentale è che finalmente un imprenditore non ha paura di prendere posizioni nette correndo anche il rischio di perdere clienti, sfidando a viso aperto quelle che ritiene posizioni politiche inaccettabili per un Paese democratico. Essere classe dirigente di un Paese (e di una grande azienda del Paese) significa assumersi la responsabilità di essere un personaggio pubblico e quindi inevitabilmente politico. Chissà che ne dicono i nostri imprenditori.