I dati Istat sull’inflazione nel mese di agosto riportano un rialzo dei prezzi annuo dell’8,4% sempre più vicino all’ 8,8% del 1985. A portarci a questi livelli è stato l’ulteriore balzo del mese di agosto, durante il quale i prezzi al consumo si sono alzati dello 0,8% rispetto al mese precedente. L’accelerazione da un mese all’altro dell’aumento dei prezzi è causata dal rincaro di diversi prodotti: soprattutto l’energia, i beni alimentari lavorati e i beni durevoli. Ciononostante tutti questi beni non conoscono, su base annua, gli stessi aumenti. Ad esempio i beni energetici regolamentati (sarebbe a dire le tariffe per l’energia elettrica e il gas di rete per uso domestico) raggiungono ad agosto un aumento medio annuo del +47,9%, mentre i beni durevoli (autovetture, articoli di arredamento, elettrodomestici) sono al +3,9%. L’inflazione degli anni Ottanta, spesso evocata in questi tempi, era ugualmente dovuta ai prezzi dell’energia, con la famosa petroinflazione causata dalla crisi petrolifera. Una lunga recessione e una politica restrittiva della FED avevano seguito a quel periodo, che aveva lasciato l’Italia in forte deficit di bilancio.
Sulle famiglie pesa inoltre il balzo dei beni alimentari lavorati al +10,5%. La curva dei salari, invece, rimane costante. I redditi imponibili sotto i 35 mila euro beneficeranno da luglio del taglio del cuneo fiscale 2022, pari all’1,2% dei salari. Il che significa che, a titolo di esempio, la misura porterà 12 euro di aumento mensile in busta paga per chi ne guadagna mille, solo fino a dicembre. Inoltre, la differenza tra i costi dell’energia e l’inflazione molto più ridotta di altri beni fa si che molte aziende non possono compensare l’aumento delle bollette dell’energia con un’aumento dei prezzi dei loro prodotti, e sono così costrette a chiudere bottega.