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    Stellantis frena sulla gigafactory di Termoli: il Governo dirotta altrove i fondi del Pnrr

    Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Credit: AGF
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 17 Set. 2024 alle 17:41

    Il Governo Meloni ha deciso di spostare su altri progetti i fondi del Pnrr destinati a co-finanziare la gigafactory di Stellantis che dovrebbe sorgere a Termoli. Lo ha reso noto il ministro delle Imprese Adolfo Urso durante il tavolo di lavoro su Stellantis che si è tenuto al ministero oggi, martedì 17 settembre, alla presenza dei sindacati di categoria.

    Lo scorso giugno la multinazionale nata dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot ha sospeso le interlocuzioni in corso con Governo, Regione Molise e sindacati sulla fabbrica di batterie per auto elettriche che dovrebbe avviare la produzione nel 2026.

    Oggi il quotidiano La Repubblica (il cui editore, Gedi, fa capo alla holding Exor, primo azionista di Stellantis) cita “fonti ministeriali” secondo cui, di fonte alla “incertezza sui tempi di realizzazione” dell’impianto, il ministro Urso “ha comunicato che procederà a ricollocare i fondi Pnrr destinati alla gigafactory verso altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto”.

    Urso, peraltro, si sarebbe detto disponibile a reperire altrove le risorse necessarie a finanziare la costruzione dello stabilimento.

    La fabbrica di batterie, per la precisione, non sarebbe realizzata direttamente da Stellantis, bensì da Acc, una joint venture capitanata dalla stessa Stellantis ma partecipata anche dalla casa automobilistica tedesca Mercedes e dalla compagnia petrolifera francese Total.

    La gigafactory di Termoli era stata annunciata nel 2021: un investimento da 2 miliardi di euro, per cui il Governo italiano aveva messo a disposizione 400 milioni di euro di fondi del Pnrr. La fabbrica dovrebbe dare lavoro a 2mila addetti, tanti quanti ne ha oggi lo stabilimento termolese di Stellantis, dove si producono  propulsori endotermici. In base alla tabella di marcia iniziale, entro il 2030 il nuovo impianto dovrebbe sfornare batterie per una capacità pari a 40 gigawatt.

    Negli ultimi mesi, però, Acc ha decisamente frenato sul progetto: da un lato, per il rallentamento della domanda di auto elettriche in Italia, dall’altro per la necessità di un aggiornamento tecnologico sulle batterie da produrre. Per gli stessi motivi anche la gigafactory di Kaiserslautern, in Germania, sarebbe stata messa in stand-by.

    “Acc – spiegano in una nota i sindacati presenti all’incontro di oggi – ha dichiarato che sta procedendo con le sue attività di ricerca e sviluppo per la produzione di nuove celle meno costose e più efficienti, ma solo a inizio 2025 dovrebbe avere pronto un nuovo tipo di batterie da fornire a Mercedes e a Stellantis, così da poter finalmente avviare gli investimenti a Termoli e in Germania”.

    “Stellantis – sottolineano le sigle Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e AqcfR – ha assicurato in linea di principio che con la produzione degli attuali motori garantirà la continuità dello stabilimento di meccaniche di Termoli, tuttavia non ha individuato nuovi prodotti in grado di compensare il progressivo calo dei volumi e la preannunciata fine del Fire (il propulsore a benzina attualmente in produzione, ndr) ed oggi si ricorre in maniera massiccia all’utilizzo di ammortizzatori sociali”.

    Entro ottobre si terrà un nuovo incontro al ministero, ma i sindacati sono tutt’altro che tranquilli: “Non possiamo accettare lo stato di perdurante incertezza e di progressivo declino in cui versa lo stabilimento di Termoli”. Le sigle hanno annunciato che avvieranno una mobilitazione con l’obiettivo di “chiedere ad Acc di sciogliere le riserve sulla costruzione della gigafactory, a Stellantis di rafforzare la attuale produzione di motori e al Governo di mantenere a disposizione di Termoli i fondi indispensabili al rilancio di un grande progetto industriale che salvaguardi l’attuale e la futura occupazione”.

    Da parte sua, secondo La Repubblica Acc ha fatto sapere che “intende confermare il proprio piano industriale e la strategia di costruzione in Italia non prima del primo trimestre del 2025”. Per la joint venture capitanata da Stellantis, lo stanziamento di fondi da parte del Governo italiano “è fondamentale per sostenere la competitività degli investimenti di Acc in Italia”.

    Oggi l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, era a Torino per inaugurare a Mirafiori il nuovo hub globale per tutti i veicoli commerciali del gruppo. “La joint venture Acc sta facendo il proprio lavoro. Vediamo molte esitazioni non solo dal punto di vista normativo, ma anche discrepanze all’interno dell’Europa sul ramp-up delle celle per batterie. Se non è sufficientemente veloce dobbiamo riprogrammare i tempi degli investimenti, altrimenti sarebbe uno spreco”, ha spiegato il manager.

    Neanche il nuovo hub a Mirafiori è una rassicurazione sufficiente per i sindacati, preoccupati per il futuro di un polo produttivo in cui la cassa integrazione è la norma da ormai oltre quindici anni. L’hub “non ha niente a che fare con la produzione di autovetture”, fa notare Edi Lazzi, segretario generale della Fiom-Cgil di Torino.

    “Francamente sono sconcertato, nonché preoccupato per il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori e per la tenuta industriale del comparto auto torinese”, osserva Lazzi. “Ci servono le produzioni, non sappiamo più come dirlo, per avere prospettive future. E ci servono assunzioni perché l’organico di Mirafiori non è vero che va bene così, come affermato dall’a.d. di Stellantis, in quanto fra sette anni tutti saranno in pensione e senza ingressi lo stabilimento rischia la chiusura per consunzione. Serve invece che Mirafiori diventi davvero un Hub: ma di produzioni di auto arrivando alle fatidiche duecentomila unità all’anno”.

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