Il governo ha disegnato un piano diviso in tre tappe per il risparmio di energia per far fronte ai tagli alle importazioni del gas russo. In effetti, a causa della forte dipendenza dal gas sviluppata dalla politica energetica italiana degli ultimi anni (43%), se i tagli dalla Russia proseguissero, gli italiani dovrebbero ridurre il loro consumo del 9%, secondo il Think Thank Bruegel. Il piano approvato dal Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea prevede attualmente che l’Italia risparmi il 7% di energia rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Il piano dà la priorità alle imprese, riducendo nelle prime due fasi unicamente il consumo casalingo. Il settore residenziale rappresenterebbe il 30% dei consumi e il 12% delle emissioni, secondo il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani. Confindustria ha chiesto al governo di salvaguardare le imprese, in particolare quelle energivore, che in caso di attivazione del livello emergenziale superiore del piano dovrebbero ridurre la produzione (sono “energivore” acciaierie, fabbriche di cemento e di vetro ad esempio).
I primi a essere entrati in modalità risparmio sono gli uffici pubblici, che non possono essere più caldi di 19 gradi d’inverno e più freddi di 27 d’estate. Inoltre, in caso di interruzione degli export russi e di insufficienza delle riserve, si potrebbe indire un coprifuoco delle attività commerciali a partire dalle 19 e dei locali alle 23. Nelle case il termostato dovrà scendere di due gradi, e l’illuminazione stradale potrebbe essere ridotta significativamente. Un’austerity vera e propria per proteggere il buon funzionamento dell’industria, considerando che il consumo casalingo riguarda solo il 37% del consumo di gas.
Dal Mite si è anche partiti alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. “Ci sono 6 paesi africani che ci danno una quantità di gas sufficiente a rimpiazzare il gas russo.” ha rassicurato Cingolani. E, nonostante la Commissione si sia posta come obbiettivo di raggiungere un tasso del 45% di rinnovabili nel mix energetico europeo per il 2030, le centrali di carbone italiane hanno aumentato la produzione del 25% nel primo trimestre 2022. Un trend che proseguirà visto che il governo ha previsto nel suo piano un potenziamento delle sei centrali a carbone attualmente attive. Una risorsa fossile altamente inquinante il cui prezzo è triplicato, e della quale il terzo esportatore mondiale è proprio la Russia.
Queste misure dovrebbero inoltre servire a raggiungere un obbiettivo comune a tutti gli stati europei: riempire i serbatoi di stoccaggio all’80% prima di quest’inverno, e al 90% prima dell’inverno prossimo. Attualmente sono intorno al 60%.