Il 2024 si prospetta come un anno complicato per molte aziende del settore sportivo. A dirlo è Flavio Alberti, Presidente di VeneSport (cluster dedicato allo sportwear, parte del gruppo VeNetWork – acceleratore di opportunità produttive e finanziarie), imprenditore ed anche Presidente di uno dei club più vincenti ed esclusivi d’Italia, lo Sci Club Drusciè di Cortina d’Ampezzo.
Quello a cui stiamo assistendo, secondo Alberti, è una contrazione del mercato dell’industria sportiva su due livelli. Da un lato, i clienti sembrano avere un interesse minore per l’acquisto di beni legati allo sport (attrezzi e abbigliamento tecnico); dall’altro è presente un enorme surplus di prodotti sul mercato che vanno a riempire i magazzini, che vengono venduti con difficoltà e che hanno effetti pesanti sui costi complessivi.
L’overstock, è una delle conseguenze derivanti dal periodo pandemico che sta impattando in maniera significativa sul settore sportivo: durante il Covid, infatti, la richiesta di prodotti sportivi era molto alta – basti pensare a quanti di noi per ovviare alle chiusure delle palestre e delle piste di sci hanno acquistato pesi, attrezzi e abbigliamento tecnico -; l’immissione di liquidità era elevata e le aziende per sopperire alle difficoltà nel rispondere in maniera tempestiva alle richieste del mercato avevano aumentato gli ordini in maniera vertiginosa senza pensare alle conseguenze del post pandemia. Complice l’euforia dello stop ai lockdown, che però è scemata velocemente, il risultato è stato un “soffocamento” del mercato.
Nonostante i mercati borsistici siano ottimisti – con prospettive favorevoli per i prossimi mesi – la realtà è che attualmente i magazzini, ma anche i distributori e negozi, possiedono enormi quantità di invenduto che pesano in maniera importante sui costi complessivi. Alberti chiarisce che, non sono soltanto le aziende del mondo sportivo a pagare il prezzo dell’overstock, ma anche tutti gli altri comparti legati all’industria.
La crisi a cui stiamo assistendo deriva anche dai problemi riguardanti l’economia reale: l’inflazione, lo scoppio della guerra in Ucraina, prima, e nel Medio Oriente dopo, l’aumento dei prezzi, l’incremento del costo della vita e le difficoltà per le esportazioni nel Mar Rosso rappresentano le principali cause di un cambiamento in corso a cui oggi gli imprenditori non possono non dar peso. La competitività delle nostre aziende nei confronti degli altri Paesi, infatti, deriva anche dalla capacità di saper fronteggiare le sfide economiche e dall’abilità delle aziende di attrarre investimenti. Saper muoversi con agilità, inoltre, nella gestione della catena di fornitura sarà essenziale, secondo Alberti, per poter superare abilmente il 2024 ed essere pronti al 2025, un anno di ripartenza. A tal proposito una soluzione importante sarà rappresentata dal reshoring: riportare la produzione in Italia consentirà, infatti, di poter controllare meglio tutto il processo, dalla produzione alla gestione dei lotti produttivi e al controllo delle scorte in magazzino. Un trend in crescita anche nel nostro Paese in quanto consente di diversificare i rischi e di evitare future interruzioni o problemi alle catene di fornitura e che rappresenta, secondo Alberti, un asset strategico da governare per poter crescere.