Cosa è l’esercizio provvisorio
“Con i tempi di questa crisi si mette il Paese a rischio di ritrovarsi in esercizio provvisorio. Questo è altamente probabile”. L’allarme lo ha lanciato per primo il presidente del Consiglio, ad oggi dimissionario, Giuseppe Conte, nel giorno del suo discorso al Senato, il 20 agosto. Ma lo spettro dell’esercizio provvisorio, e del conseguente aumento dell’Iva, agita tutte le forze politiche. Ma cosa è l’esercizio provvisorio?
Lo strumento dell’esercizio provvisorio è previsto dall’articolo 81 della Costituzione. Scatta nel caso in cui non venisse approvata la legge di bilancio entro fine anno e vincola il governo per un massimo di quattro mesi a gestire solo l’ordinaria amministrazione, mese per mese. L’esecutivo può solo gestire questioni amministrative come riscuotere le entrate e pagare stipendi, pensioni e debiti, con margini di spesa estremamente ridotti.
Rischio aumento dell’Iva
La manovra del 2019 prevede che l’Iva ordinaria salga dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 e l’Iva agevolata dal 10% al 13% nel 2020. Per disinnescare l’aumento, il governo dovrebbe trovare risorse per 23 miliardi di euro nel 2020 e quasi 29 miliardi nel 2021. Ovviamente, con l’esercizio provvisorio non ci sarebbero i margini per scongiurare questo rischio in quanto l’aumento dell’imposta è già previsto a legislazione vigente. E l’aumento dell’Iva avrebbe ripercussioni sui consumi e sugli investimenti, frenando la già debole crescita economica del Paese.
Tutte le forze politiche hanno paventato il rischio di non riuscire a sterilizzare l’aumento dell’Iva. Solo a Lega di Matteo Salvini non ha manifestato preoccupazioni in questa direzione: il ministro dell’Interno è convinto che i tempi per votare in autunno e approvare la legge di bilancio ci sono.
La convinzione del Quirinale, invece, sembra di segno opposto: per questo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella proverà in tutti i modi a trovare una soluzione che possa conquistare una maggioranza in Parlamento per rispettare tutte le scadenze della sessione di bilancio. E anche se non dovesse restare Giovanni Tria a capo del Ministero dell’Economia, senza elezioni di mezzo, un eventuale successore potrebbe muoversi sulle basi già gettate nell’ambito dell’esecutivo Conte.