Decreto rilancio (maggio) approvato in Cdm: cosa prevede | Coronavirus
Il Decreto rilancio (o Decreto maggio) è stato approvato oggi dal Cdm: il governo dunque ha varato ufficialmente la “maxi-manovra” annunciata da 55 miliardi di euro, destinati a incentivi, bonus e finanziamenti per aiutare le famiglie e le aziende italiane maggiormente colpite dalla crisi economica dovuta all’emergenza Coronavirus.
“Appena concluso il Consiglio dei Ministri”, ha scritto il premier Giuseppe Conte sui suoi canali social alle 20.30 annunciando la conferenza stampa. “Il decreto (ecco cosa prevede) è un testo complesso – ha poi detto il capo del governo pochi minuti dopo -, sono oltre 250 articoli. Ma tenete conto che si parla di 55 miliardi, pari a due leggi di bilancio. Abbiamo impiegato molto tempo, ma vi assicuro che è stato quello necessario per un testo così articolato. La parola adesso passerà al Parlamento: spero che questo testo, con le forze di maggioranza e anche di opposizione, possa essere migliorato. Sappiamo che c’è una comunità di persone in grande sofferenza, ma la manovra contiene anche delle premesse sulle prospettive della ripresa economica e sociale”.
L’approvazione del Decreto maggio è arrivata al termine di un paio di giorni di lavori serrati a causa delle divergenze sui vari punti del provvedimento. Inizialmente, infatti, la riunione preparatoria del pre-consiglio era stata programmata per la mattina di lunedì 11 maggio. L’incontro è prima slittato al tardo pomeriggio, poi si è prolungato fino a tarda notte ed è continuato per l’intera giornata di martedì 12 maggio. Il Consiglio dei ministri, alla fine, si è riunito per varare il decreto Rilancio solo alle 17 di mercoledì 13 maggio.
Il Decreto maggio – ricordiamo – avrebbe dovuto essere emanato dal governo ad aprile (e per questo doveva chiamarsi Decreto aprile), ma tutto è slittato per la mancanza di un accordo nella maggioranza.
Decreto rilancio: quali erano i nodi da sciogliere nella maggioranza
Il tragitto verso l’approvazione del Decreto maggio è stato lungo e tortuoso. Tanti, infatti, i temi su cui per lungo tempo è mancato un accordo in seno alla maggioranza. Su tutti quello della regolarizzazione dei migranti, su cui sembrava raggiunto un compromesso per una sanatoria dei lavoratori irregolari per agricoltori, colf e badanti subordinando i permessi temporanei previsti per sei mesi a un rigido controllo dell’Ispettorato del lavoro. Con garanzie di uno scudo legale per il datore di lavoro e una platea di beneficiari limitata a chi ha un permesso di soggiorno scaduto dall’ottobre 2019. Ma il M5S, da sempre contrario a “ogni tipo di sanatoria”, ha continuato a sollevare obiezioni, incontrando il malcontento del Pd.
Altro tema divisivo è stato il taglio dell’Irap, fortemente richiesto da Confindustria: il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, aveva annunciato l’eliminazione del saldo e acconto di giugno, ma il suo vice Misiani lo ha smentito parlando di “discussioni in corso”. Tutto mentre Italia Viva e M5S hanno spinto per la cancellazione totale della rata. Per quanto riguarda invece gli aiuti al settore del turismo, la mela della discordia è stata rappresentata dal bonus vacanze, fortemente voluto da Italia Viva, che nelle discussioni dei giorni scorsi è stato modificato in una tax credit fino a 500 euro per le vacanze destinato alle famiglie a basso reddito. Infine, la maggioranza è andata allo scontro anche sul Reddito di emergenza e sui nuovi fondi alla Sanità.
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