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    Multinazionale indiana introduce il congedo mestruale, mentre in Italia la proposta è rimasta al palo

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 13 Ago. 2020 alle 20:35 Aggiornato il 14 Ago. 2020 alle 14:14

    Congedo mestruale, a che punto siamo in Italia?

    Non c’è da stupirsi se la notizia della multinazionale indiana che ha introdotto il “congedo mestruale” per le sue dipendenti donne e transgender abbia fatto molto scalpore. Quello di Zomato, azienda che opera in 24 Paesi specializzata nei servizi online per cercare ristoranti e ordinare cibo a domicilio, è un passo in avanti che si inserisce nella battaglia che i movimenti femminili portano avanti in tutto il mondo: il permesso per dismenorrea.

    In Italia dal 60 per cento al 90 per cento delle donne soffrono durante il ciclo mestruale e questo causa tassi dal 13 per cento al 51 per cento di assenteismo a scuola e dal 5 per cento al 15 per cento di assenteismo nel lavoro. Ma nel nostro Paese il “congedo mestruale” non è ancora riconosciuto. Nel 2016 fu presentata una proposta di legge alla Camera dai deputati che, però, è rimasta al palo.

    Il congedo mestruale è in vigore in paesi come Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Indonesia e Zambia. Nella Corea del Sud le donne possono avere diritto a una retribuzione aggiuntiva se non utilizzano il congedo mestruale a cui hanno diritto. Mentre da noi in Italia non esiste.

    È arrivata prima una multinazionale dell’India, paese in cui le mestruazioni sono da sempre un tabù, a riconoscere questa forma di tutela. L’amministratore delegato di Zomato, Deepinder Goyal, ha dichiarato: “Dovresti sentirti libera di dire o scrivere ai colleghi che quel giorno sei in congedo mestruale”. La multinazionale ha deciso infatti che le dipendenti donne e i dipendenti transgender potranno chiedere 10 giorni di permesso all’anno, uno al mese, in caso soffrano di dismenorrea. E hanno inoltre la possibilità di denunciare colleghi e colleghe che le discriminino per la loro assenza in quei giorni di ciclo mestruale.

    Il comunicato aziendale si conclude con una nota rivolta ai dipendenti: “Una nota per gli uomini: le nostre colleghe che chiedono il congedo mestruale non dovrebbero essere considerate un problema. Le mestruazioni fanno parte della vita e, sebbene non possiamo comprendere appieno ciò che le donne provano in quei giorni, dobbiamo fidarci di loro quando dicono che hanno bisogno di fermarsi. So che i crampi mestruali sono molto dolorosi per molte donne e dobbiamo supportarle se vogliamo costruire una cultura veramente collaborativa nella nostra azienda”.

    Leggi anche: 1. La prima azienda in Egitto che concede alle donne un giorno di ferie per il ciclo mestruale / 2. Costrette all’asportazione dell’utero o drogate per non sentire i dolori mestruali, così lavorano le donne in India/ 3. Cosa prevede la proposta di legge sul congedo mestruale in Italia
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