La società petrolifera norvegese Statoil ha deciso di cambiare il proprio nome in Equinor.
“Avere la parola ‘oil’ nel nome è un grande svantaggio. Nessuno dei nostri competitori lo ha”, ha detto il direttore di Statoil a Reuters.
“Ci è servito molto nei passati 50 anni, ma non penso che sarà il nome migliore anche nei i prossimi 50”, ha spiegato Eldar Saetre.
Il nuovo nome, invece, attirerà i giovani talenti che sono più interessati alle attività della Statoil nel settore delle energie rinnovabili piuttosto che in quelle fossili.
Molte compagnie petrolifere hanno eliminato le parole “olio”, “gas” o “petrolio” dal loro nome, portando avanti un’importante operazione di rebranding.
Questo tipo di aziende stanno cercando da anni di diversificare i loro investimenti, puntando maggiormente sulle energie rinnovabili.
Tuttavia, le aziende come la Statoil continuano ad essere fortemente dipendenti da petrolio e gas.
La rapida crescita nelle energie rinnovabili, le sfide imposte dai cambiamenti climatici e la pressione da parte dei governi per diminuire le emissioni derivanti dal petrolio stanno influenzando il settore energetico.
Nel 2017, la Shell ha comprato la First Utility, una compagnia che produce energia elettrica, e la NewMotion, che fornisce batterie per veicoli elettrici.
Lo stesso anno, la British Petroleum ha comprato la maggior parte delle azioni della Lightsource, un’azienda che produce energia solare.
La Total, invece, ha acquisito la Direct Energie, una compagnia francese che opera nel settore dell’energia elettrica.
La DONG ha venduto tutti le sue attività legate al petrolio e al gas nel 2017, prima di cambiare nome in Ørsted e investire solo nelle energie rinnovabili.
La Statoil non è la prima compagnia petrolifera che cerca di rinnovarsi.
La BP nel 2011 aveva per un periodo cambiato il proprio nome in Beyond Petroleum, per poi fare marcia indietro.
Ancora prima, la Standard Oil si era divisa all’inizio del 20esimo secolo in più aziende che non avevano inserito la parola petrolio o gas nel loro marchio: Exxon, Mobil, Chevron, Texaco, Amoco, e Sohio.
Altri gruppi industriali di proprietà statale invece non sembrano intenzionati a modificare il loro nome, a differenza delle compagnie private.