Il 13 luglio 2018 il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, durante il suo intervento all’Assemblea di Coldiretti, ha criticato il Ceta, il trattato di libero scambio tra Canada e Unione europea entrato in vigore il 21 settembre 2017 e attualmente in fase di ratifica da parte dei paesi Ue.
“A breve il Ceta dovrà arrivare in Aula, in Parlamento, per la ratifica e questa maggioranza lo respingerà”, ha detto il ministro.
“Ovviamente non mi illudo che con l’atto parlamentare sia risolto il problema ma deve essere chiaro che cambia l’atteggiamento del paese, che adesso a livello nazionale comincia a difendere i propri interessi”.
Il ministro ha anche sottolineato che “se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano Italia all’estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta sarà rimosso”.
Il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) viene accusato dal governo M5S-Lega di favorire lo sbarco di prodotti che danneggiano il made in Italy, soprattutto nell’agroalimentare. Altri sottolineano viceversa che il trattato tuteli i prodotti tipici italiani.
Sul Ceta è intervenuto anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha detto: “Non ho seguito il dossier, credo che sia sempre un bene avere degli accordi commerciali, ma bisogna vedere come si fanno”.
“Non ho studiato il contenuto e i particolari e non posso entrare nel dettaglio “, ha spiegato Tria, “quindi non so se come è concepito c’è qualcosa che va o che non va. La mia opinione è che il libero commercio, che si estende anche agli accordi commerciali è una buona cosa, poi bisogna vedere come si fanno”, ha concluso.
L’Assemblea di Coldiretti ha al centro la tutela del made in Italy. Il presidente Roberto Moncalvo ha dichiarato che un prodotto su cinque in arrivo in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori, a partire da quella sul caporalato, vigenti nel nostro Paese.
Il Canada è il dodicesimo maggior partner commerciale dell’Unione europea.
Le regole europee stabiliscono che per l’approvazione definitiva è necessaria la ratifica di ogni singolo governo dei paesi membri dell’Ue e del Parlamento europeo.
Ma che cos’è esattamente il Ceta? Cosa prevede l’accordo? Quali sono i benefici e quali i punti più controversi?
Il Ceta
L’acronimo “Ceta” sta per “Comprehensive Economic and Trade Agreement”.
Si tratta di un accordo commerciale tra l’Unione europea e il Canada.
In breve, il Ceta prevede l’abbattimento dei dazi, la semplificazione degli investimenti e la tutela della maggior parte dei prodotti agroalimentari, fissando dei parametri di tutela più stringenti.
Alcuni prodotti e settori di particolare delicatezza restano tuttavia protetti: il mercato europeo, infatti, non viene aperto all’importazione di pollame e uova, mentre per la carne bovina, suina e per il granturco vengono previste delle quote limitate di importazioni a tariffa zero.
I negoziati sono cominciati nel 2009, sono durati 5 anni e sono già terminati, ma perché l’accordo entri in vigore è necessario, sul versante europeo, che lo approvino i governi.
Il testo è già stato approvato del Consiglio europeo e nel febbraio 20017, dal Parlamento europeo.
Il 21 settembre 2017 il CETA è entrato in vigore in via provvisoria, ma prima di entrare pienamente in vigore, dovrà essere approvato dai parlamenti nazionali e, in alcuni casi, anche da quelli regionali dei paesi dell’Ue.
Il Ceta prevede l’eliminazione di una serie di barriere tra le due parti.
Cosa prevede
Il Ceta comporta l’eliminazione di una serie di barriere economiche tra le due parti.
Dazi e appalti
In sostanza, consiste nell’eliminazione del 98 per cento delle barriere e dei dazi doganali esistenti negli scambi commerciali tra Unione europea e Canada, la liberalizzazione del mercato dei servizi tra le due sponde dell’Atlantico, e la concessione dell’accesso agli appalti pubblici canadesi alle imprese europee, sia a livello federale che delle amministrazioni locali.
Secondo la Commissione europea, con l’abolizione dei dazi gli esportatori Ue risparmierebbero circa 500 milioni di euro l’anno, e gli scambi commerciali tra l’Unione e il Canada aumenterebbero del 20 per cento.
Prodotti doc
Il Ceta prevede inoltre maggiori protezioni per le produzioni europee: il riconoscimento della tutela delle denominazioni di origine, un punto che avvantaggia molto le imprese italiane nel settore agroalimentare; il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali; l’adeguamento del Canada agli standard europei delle norme sul diritto d’autore e il rafforzamento della protezione della proprietà intellettuale.
Sono 41 i prodotti italiani che riceveranno una tutela rafforzata, tra questi il prosciutto di Parma e la mozzarella di bufala campana.
Professioni intellettuali
Il trattato prevede poi il riconoscimento reciproco delle professioni regolamentate, come quelle di architetto, ingegnere o commercialista.
Le due parti si sono impegnate infatti a riconoscere progressivamente i professionisti che lavorano tra le due sponde dell’Atlantico, permettendo loro di esercitare indifferentemente sia in Canada che nell’Unione europea.
Copyright
Il governo di Ottawa, con questo trattato, si impegna poi ad adeguarsi agli standard europei delle norme sul diritto d’autore.
Ambiente e alimenti
Contrariamente al Ttip, il trattato che l’Unione non ha concluso con gli Stati Uniti, il Ceta non inciderà sulle norme ambientali dell’Ue, né su quelle in materia di sicurezza alimentare e tutela dei consumatori.
I divieti vigenti sulla carne agli ormoni o sull’uso di Ogm varranno infatti anche per le imprese canadesi che esportano in Europa.
Controversie tra stati e investitori
L’accordo prevede anche un sistema di risoluzione delle controversie economiche per proteggere “gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi”.
La norma prevede la creazione di un tribunale di arbitrato extragiudiziale in cui le imprese possono chiamare in giudizio i governi, chiedendo loro i danni per leggi che comportano un’indebita discriminazione, contraria alle regole dell’accordo.
Gli stati però non potranno fare altrettanto. Il timore è che questa regola metta le basi per una preminenza giuridica delle grandi multinazionali a discapito della sovranità dei governi.
L’organismo descritto si chiamerà Investment Court System(Ics).
Questa clausola del trattato dunque non impedisce alle autorità di adottare qualsivoglia provvedimento nell’interesse pubblico.
Tuttavia, se queste misure dovessero danneggiare gli interessi degli investitori stranieri, potranno far scattare la richiesta di risarcimento danni.
I detrattori dell’accordo sostengono così che il solo rischio di dover pagare colossali risarcimenti sarà in grado di frenare l’attuazione di politiche pubbliche considerate necessarie.
Un esempio è dato dal caso delle nazionalizzazioni, dove uno stato avoca a sé la proprietà e il controllo di un’impresa o di un bene privato.
Il trattato prevede allora che l’investitore debba essere compensato con una cifra di denaro pari al prezzo di mercato che l’investimento aveva prima che la nazionalizzazione diventasse nota.
I vantaggi
Secondo la Commissione europea, con l’abolizione dei dazi gli esportatori Ue risparmierebbero circa 500 milioni di euro l’anno, e gli scambi commerciali tra l’Unione e il Canada aumenterebbero del 20 per cento.
Il Ceta prevede inoltre maggiori protezioni per le produzioni europee: il riconoscimento della tutela delle denominazioni di origine, un punto che avvantaggia molto le imprese italiane nel settore agroalimentare; il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali; l’adeguamento del Canada agli standard europei delle norme sul diritto d’autore e il rafforzamento della protezione della proprietà intellettuale.
Contrariamente al Ttip, il trattato che l’Unione sta negoziando con gli Stati Uniti (con difficoltà ancor maggiori), il Ceta non inciderà sulle norme ambientali dell’Ue, né su quelle in materia di sicurezza alimentare e tutela dei consumatori.
I divieti vigenti sulla carne agli ormoni o sull’uso di Ogm potranno restare in vigore.
I punti controversi
L’accordo prevede anche un sistema di risoluzione delle controversie economiche per proteggere “gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi”. È proprio questo il punto su cui si concentra l’opposizione della regione belga.
La norma che suscita maggiori perplessità è quella che prevede la creazione di un tribunale di arbitrato extragiudiziale in cui le imprese possono chiamare in giudizio i governi, chiedendo i danni per leggi che comportano un’indebita discriminazione, contraria alle regole dell’accordo.
Gli stati non possono fare altrettanto. Il timore è che questa regola metta le basi per una preminenza giuridica delle grandi multinazionali a scapito della sovranità dei governi.
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