Roma, le richieste di Assoturismo e Confesercenti al Governo: “Morirà l’intero settore”
“Senza ristorazione e turismo muoiono intere città: l’ultimo Dpcm condanna a morte ristoranti, bar, alberghi, agenzie di viaggio, strutture ricettive, attività turistiche e trasporti privati come gli NCC. Il Governo non può penalizzare solo un intero settore”. A pochi giorni dall’ultimo provvedimento restrittivo per arginare l’impennata di contagi da Coronavirus in Italia, la protesta dei gestori dei locali costretti a chiudere i battenti alle 18 – con perdite economiche da capogiro, che mettono a rischio l’esistenza stessa di quelle attività – prosegue su due direttrici diverse e distanti. Da un lato le manifestazioni di piazza, con tanto di episodi di violenza, e dall’altro la battaglia nelle sedi istituzionali. Su questo secondo filone si stanno concentrando ormai da tempo Assoturismo e Confesercenti, che oltre a incontrare Governo, Regioni e sindaci hanno deciso di stilare una serie di richieste affinché si trovi una soluzione che non comporti la chiusura dell’intera filiera. Stamattina, a Roma, le due associazioni hanno presentato le loro proposte per salvare il comparto, con un’avvertenza: “Siamo soddisfatti dell’ultimo decreto Ristori – ha specificato a TPI il presidente di Fiepet-Confesercenti, Claudio Pica – ma se i fondi non arriveranno il 15 novembre come promesso, allora manifesteremo. Senza violenza, ma con convinzione”.
L’ultimo bollettino del Coronavirus, nel Lazio, parla di un totale di 27.946 pazienti positivi, 1.669 ricoverati con sintomi, 166 terapie intensive, 26mila persone in isolamento domiciliare, 1.158 morti e oltre 10.700 guariti. I numeri della crisi provocata da questa seconda chiusura – seppur parziale – dei locali sono invece emblematici: solo a Roma, si stima una perdita di oltre 900 milioni e mezzo di fatturato (solo fino alla scadenza del Dpcm, ovvero il 24 novembre). Sono circa 8mila le aziende che rischiano la chiusura, con ricadute importanti su circa 25mila dipendenti, che potrebbero perdere il lavoro. In tutto il Lazio, ovviamente, i dati sono ancora più preoccupanti: 35mila imprese, 200mila addetti. “La cosa che più fa rabbia – ha dichiarato il presidente di Confesercenti Roma, Valter Giammaria – è che secondo i dati in nostro possesso solo lo 0,05 per cento dei positivi è andato nei ristoranti. Il problema è altrove”. Alla conferenza erano presenti anche rappresentanti dei settori alberghiero ed extralberghiero, di guide turistiche, stabilimenti balneari, agenzie di viaggio e NCC.
Nei giorni scorsi, le associazioni di categoria hanno incontrato il premier Giuseppe Conte a cui hanno manifestato la loro preoccupazione per i fondi del decreto Ristori, che possono dare una boccata d’ossigeno alle attività ma che non sono comunque sufficienti sul lungo periodo. Domani, invece, ci sarà un incontro con il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti: “A lui – ha detto a TPI Claudio Pica – chiederemo un po’ di coraggio in più. Come hanno fatto già le province autonome di Trento e Bolzano, vorremmo che i bar rimanessero aperti almeno fino alle 20 e i ristoranti almeno fino alle 22-23. Invece alle 18 Roma muore. Sarebbe già un grande passo, anche perché i nostri dati ci dicono che in questi settori non c’è trasmissione del Covid-19. Come sappiamo, però, Zingaretti è molto legato al Governo e quindi siamo pessimisti al riguardo. In alternativa, basterebbe riaprire i ristoranti anche solo su prenotazione e punire solo chi non rispetta le regole. Alla sindaca Virginia Raggi, invece, chiederemo la riapertura delle Ztl alle 12 e il taglio o la riduzione della Tari”.
I gestori, infine, si sono concentrati anche sul tema degli sfratti: “Il blocco degli sfratti per Covid – hanno spiegato – non funziona. I proprietari continuano a presentare richieste di sfratto per gli affittuari che non riescono a pagare per colpa della crisi da Coronavirus. E il problema è che in questo modo si consegna la ristorazione al mondo della malavita: basta che si faccia richiesta per la licenza al comune e con pochissimi euro si può subentrare a un gestore moroso. Così stiamo facendo entrare la criminalità nel settore agroalimentare”.
Le richieste di Assoturismo e Confesercenti al Governo
Di seguito, nel dettaglio, tutte le richieste di Assoturismo e Confesercenti per salvare l’intero comparto del turismo e dell’agroalimentare italiano:
- Rivedere il sistema applicativo del credito d’imposta per gli affitti, che oggi non garantisce necessità di liquidità né garanzie economiche
- Pagamento dell’indennità di fine locazione in caso di risoluzione del contratto per morosità
- Inserire, come codice ateco nel Decreto Ristori, anche le attività extralberghiere
- Sospensione degli sfratti fino a dicembre 2021
- Abolizione per tutto il 2020 e riduzione del 50 per cento nel 2021 delle imposte e delle tariffe comunali, che non sono proporzionali al fatturato (oggi praticamente nullo)
- Abolizione per il 2020/2021 del contributo di soggiorno hotel ed extralberghiero che pesa direttamente sul prezzo delle camere pubblicato dalle strutture
- Abolizione per il 2020/2021 di tasse e contributi sugli stipendi del personale richiamato dalla cassa integrazione
- Estensione degli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori autonomi del Turismo anche a guide e accompagnatori turistici
- Abolizione delle Ztl del centro di Roma per favorire le imprese ancora aperte
- Revisione piano pullman della Capitale
- Indennità supplementare per le guide turistiche
- Rimozione divieto di visite guidate nei musei e nei siti archeologici, anche solo per piccoli gruppi. Abolizione del divieto di effettuare visite guidate nel weekend e dell’obbligo di acquistare più biglietti di quelli che occorrono
- Aliquota agevolata per i pubblici esercizi e per le attività legate al settore turistico
- Apertura serale delle attività di ristorazione, esclusivamente su prenotazione
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