L’assegno unico universale per i figli diventerà realtà in Italia dopo che il Senato ieri ha dato il via libera definitivo al disegno di legge che delega il governo italiano a istituirlo. La legge, già approvata dalla Camera all’unanimità lo scorso luglio, a Palazzo Madama ha ricevuto 227 voti favorevoli, 4 contrari e due astensioni. Il provvedimento fa parte del Family Act prevede e prevede che tutte le famiglie riceveranno, a partire da luglio, una quota media mensile di circa 250 euro, a seconda delle fasce di reddito, per ogni figlio a carico, dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni (se studente o disoccupato).
“È un giorno importante per il nostro Paese, perché è un giorno in cui il nostro Paese fa il primo passo per una riforma complessiva”, ha detto ieri la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Radio Anch’io, prima dell’approvazione. “Le famiglie ma soprattutto i bambini e i giovani sono al centro delle politiche di investimento dell’Italia. L’assegno che oggi sarà approvato è un pezzo del Family Act – ha spiegato- è un intervento economico a sostegno della crescita di tutte le bambine e di tutti i bambini, di tutti i figli. Finalmente una misura universale, una misura per tutti”.
A chi spetta l’assegno
L’assegno unico e universale sarà riconosciuto sotto forma di credito d’imposta o di denaro per ogni figlio a carico dal settimo mese di gravidanza fino al 18esimo anno di età. Sarà corrisposto fino al compimento dei 21 anni, ma verrà ridotto nell’importo ed erogato direttamente al figlio maggiorenne nel caso in cui questo sia iscritto all’università, svolga un tirocinio, frequenti un corso professionale, sia impegnato nel servizio civile universale, svolga un lavoro a basso reddito o sia registrato come soggetto disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro.
Per quanto riguarda i requisiti, potranno farne richiesta i genitori che hanno la cittadinanza italiana o di uno Stato membro Ue titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente o esser suo familiare, oppure cittadinanza di uno Stato non Ue, se titolari di permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale; pagano le imposte sul reddito in Italia; vivono con i figli a carico in Italia; hanno la residenza in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, o aver sottoscritto un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di due anni.
Quale sarà l’importo
A garantire il nuovo assegno è un fondo di 15 miliardi stanziato nel 2019 come sostegno alle famiglie, rifinanziato nell’ultima legge di bilancio con 3 miliardi di euro per il 2021 e con 5 miliardi per il 2022. Come abbiamo detto, l’assegno dovrebbe avere un importo di 250 euro per ogni figlio a carico, ma è possibile che in alcuni casi questo importo sia maggiorato o ridotto. Molto, in proposito, dipenderà dai decreti attuativi del governo, anche se ci sono già alcune informazioni e sono state effettuate delle simulazioni.
L’assegno avrà ad esempio importo maggiorato dal secondo figlio in poi. Sarà inoltre maggiorato, secondo un’aliquota non inferiore al 30 per cento e non superiore al 50 per cento, per ciascun figlio con disabilità, rispettivamente minorenne o maggiorenne e di età inferiore a 21anni, con importo della maggiorazione graduato secondo le classificazioni della condizione di disabilità.
Secondo una simulazione effettuata dal Gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia, l’assegno rischia anche di essere ridotto rispetto ai 250 euro. In base allo scenario prospettato l’80 per cento delle famiglie italiane prenderebbe 161 euro al mese per ogni figlio minore e 97 per ogni figlio under 21. La stima è legata alla considerazione che 8 famiglie su 10 hanno un Isee sotto i 30 mila euro. L’importo dell’assegno diminuisce se si alza l’Isee: se questo è superiore ai 52mila euro, il contributo scenderà a 67 euro mensili per i figli minori e a 40 euro per i figli maggiorenni ma di età inferiore ai 21 anni.
Secondo la stessa simulazione, rispetto ai contributi previsti attualmente e che l’assegno unico andrà a sostituire, a uscirne sfavoriti sarebbero i lavoratori che già pagano le tasse con ritenute alla fonte, cioè i lavoratori dipendenti: 1,35 milioni di famiglie di dipendenti perderebbero infatti in media 381 euro all’anno rispetto a oggi. Le nuove scelte rischiano di penalizzarli in favore di autonomi e incapienti.
Cosa succede adesso
Dopo l’approvazione della legge delega avvenuta ieri, ora le commissioni competenti di Senato e Camera dovranno discutere i decreti attuativi che definiranno meglio lo stanziamento dei fondi. Le commissioni avranno 30 giorni di tempo per esprimere il proprio parere, poi i decreti dovranno essere approvati dal governo, che ha 12 mesi di tempo per vararli.
Il premier Mario Draghi, lo scorso 26 marzo, aveva tuttavia dichiarato che gli assegni saranno erogati già dal prossimo primo luglio, data in cui è prevista la scadenza di alcuni degli assegni al nucleo familiare che già molte famiglie ricevono (come le detrazioni Irpef, il bonus bebè, il bonus da 800 riconosciuto alla nascita di un figlio e l’assegno per il terzo figlio).