Amazon, i privilegi fiscali sono legittimi: la sentenza della Corte Ue
Dalla Corte di giustizia europea arriva un assist giuridico di importanza cruciale per Amazon: i giudici comunitari hanno infatti stabilito che i privilegi fiscali di cui il gigante dell’e-commerce gode in Europa sono legittimi.
La sentenza è di oggi, mercoledì 12 maggio: la Corte di giustizia ha annullato la decisione della Commissione Ue che nel 2017 aveva dichiarato l’accordo fiscale tra Amazon e il Lussemburgo incompatibile con il mercato interno europeo.
Secondo Bruxelles quell’accordo costituisce un aiuto di Stato illecito. La Corte – che curiosamente ha sede proprio a Lussemburgo – ha stabilito invece che non si tratta di un “vantaggio selettivo” in favore di Amazon. O, quantomeno, per i giudici la Commissione non ha dimostrato in modo giuridicamente adeguato che vi sia stata un’indebita riduzione dell’onere fiscale a favore della multinazionale.
Amazon: “Applichiamo la legge”
“Accogliamo con favore la decisione della Corte, che è in linea con la nostra posizione di lunga data secondo cui abbiamo seguito tutte le leggi applicabili”, si legge in una nota di Amazon. Il colosso delle vendite online sottolinea di non aver ricevuto alcun “trattamento speciale”. “Siamo lieti che la Corte lo abbia chiarito e possiamo continuare a concentrarci sulla fornitura per i nostri clienti in tutta Europa”, conclude Amazon.
La Commissione Ue: “No ai vantaggi fiscali”
Di tutt’altro tenore, come ovvio, il commento alla sentenza della vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, commissaria con delega alla Concorrenza. “Tutte le aziende dovrebbero pagare la loro giusta quota di tasse”, sottolinea la numero 2 dell’esecutivo europeo. “I vantaggi fiscali concessi solo a società multinazionali selezionate danneggiano la concorrenza leale nell’Ue. Privano anche le casse pubbliche e i cittadini europei dei fondi per investimenti tanto necessari per riprendersi dalla crisi del coronavirus e cogliere le transizioni”. “Studieremo attentamente la sentenza e rifletteremo su possibili passi successivi”, avverte Vestager.
La controversia Amazon-Ue
Nell’ottobre 2017 la Commissione europea ha condannato Amazon a rimborsare 250 milioni di euro al Lussemburgo, dove ha la propria sede fiscale europea. Secondo Bruxelles, nel Granducato il colosso di Jeff Bezos ha beneficiato di privilegi fiscali che gli hanno consentito di sfuggire alla tassazione su quasi tre quarti dei profitti .
Questo è stato reso possibile da un accordo stipulato nel 2003 e rinnovato nel 2011 in base al quale – attraverso la pratica del cosiddetto “tax ruling” – il Lussemburgo ha sostanzialmente accordato ad Amazon un trattamento fiscale di favore. Per la Commissione europea, questo tipo di intesa configura aiuto di Stato illegittimo.
La Corte di giustizia europea è stata chiamata in causa da Amazon, che ha fatto ricorso contro la decisione della Commissione. E i giudici hanno dato ragione alla multinazionale.
Amazon esentasse. Ancora per poco?
Intanto, il gigante dell’e-commerce continua a macinare ricavi in Europa senza pagare tasse. Come ricostruito di recente dal quotidiano britannico The Guardian, Amazon nel 2020 ha fatturato nel Vecchio Continente circa 44 miliardi di euro, ossia 12 in più rispetto all’anno precedente. Ciononostante, grazie appunto all’accordo con Lussemburgo, non ha pagato un centesimo di tasse.
Al di là della sentenza della Corte di giustizia europea, peraltro, a porre fine ai privilegi fiscali di Bezos potrebbero intervenire nei prossimi mesi nuove normative a carattere sovranazionale.
Negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden ha infatti annunciato la proposta di una minimum tax globale volta proprio a colpire le multinazionali che delocalizzano alla ricerca di migliori condizioni fiscali o di costo del lavoro. E la Commissione europea è favorevole: “Siamo vicini al raggiungimento di uno storico accordo globale sulla riforma del quadro internazionale in materia di tassazione delle società”, avverte Vestager.
Inoltre, prosegue la vicecommissaria, Bruxelles “sta avanzando una proposta per un prelievo digitale, in modo che le imprese che beneficiano del mercato unico digitale contribuiscano in modo equo al bilancio dell’Ue. Dobbiamo cogliere lo slancio per progredire verso una tassazione equa a tutti i livelli”.
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