Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza da 121 milioni di euro nei confronti della filiale italiana di Amazon.
La misura cautelare è stata disposta nell’ambito di un inchiesta per frode fiscale a carico di Amazon, coordinata dai pm milanesi Paolo Storari e Valentina Mondovì. Ora il sequestro dovrà essere convalidato dall’ufficio del giudice per le indagini preliminari.
L’indagine vede al centro i “serbatoi di manodopera”, presunto sistema attraverso il quale alcune grandi aziende si garantiscono “tariffe altamente competitive” sul mercato “appaltando” per i loro servizi di logistica la manodopera a cooperative, consorzi e società “filtro” in modo irregolare, con annesso “sfruttamento del lavoro”.
In questo modo, secondo l’ipotesi della Procura, Amazon avrebbe omesso il pagamento degli oneri previdenziali e contributivi, oltre ad aver leso i diritti dei lavoratori.
“Le ipotesi investigative riguardano una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti”, si legge in una nota del procuratore di Milano Marcello Viola.
Ricostruendo la “filiera della manodopera”, si legge ancora nel comunicato, “è stato rilevato che i rapporti di lavoro con la società committente sono stati schermati da società filtro che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società serbatoio), che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale”.
Il presunto “sistema” emerso dall’indagine ripropone quanto emerso già con altre indagini su colossi della logistica e della grande distribuzione come Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e il più recente che ha riguardato Gxo, con un sequestro da quasi 84 milioni eseguito lo scorso 2 luglio.
Dalle inchieste sarebbero emerse vicende in fotocopia di lavoratori “sfruttati”, costretti a passare come in una “transumanza” da una società all’altra dalle quali erano formalmente assunti – società “filtro” o consorzi – e lasciati sempre senza contributi previdenziali e assistenziali.
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