Alberto Nagel guarda al consolidamento bancario: “in Europa ci sono ostacoli politici e tecnici che andrebbero rimossi”
“Difficile che accada” secondo Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, che all’orizzonte di un possibile consolidamento bancario in Europa vede “ostacoli tecnici e politici”. Gli stessi ostacoli “su cui ci si dovrebbe concentrare e che andrebbero rimossi”, ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg TV il numero uno di Mediobanca, la banca d’affari leader nelle classifiche per deal M&A seguiti in Italia e che negli anni è stata arruolata per seguire le principali opa ostili tra banche a livello europeo, da Intesa-UBI passando per Crédit Agricole- Credito Valtellinese fino a BBVA-Banco Sabadell. Anche in una fase di ripresa dell’investment banking, che consentirà a diversi settori di imboccare la strada del consolidamento, è infatti arduo che possano verificarsi fusioni transnazionali che portino alla nascita di grandi operatori del credito a livello europeo, ha osservato Nagel. Nel corso dell’intervista a Bloomberg, il CEO di Mediobanca ha inoltre illustrato l’evoluzione del Gruppo che si è posto come obiettivo prioritario nel Piano Strategico 2023-26 “One Brand One Culture” lo sviluppo del Wealth Management, facendo leva sullo storico legame con le imprese italiane e le famiglie a cui fanno capo.
Le barriere all’M&A, dagli interessi locali alle regole su contabilità e dotazione di capitale
“Dobbiamo concentrarci sugli ostacoli e rimuoverli”, ha detto Alberto Nagel a proposito del consolidamento bancario, spiegando perché a suo avviso “tutti ne parlano ma nella realtà è difficile che possa realizzarsi”. Pur in una fase di ripresa dell’M&A, che in Europa segna una crescita del 45% dei volumi dall’inizio dell’anno e nonostante la volontà di svariati banchieri di favorire aggregazioni che consentirebbero di aumentare la redditività post-fusione, il banchiere ritrova uno scenario condizionato da ostacoli di natura politica. “Ci sono ancora alcune banche in Europa che sono parzialmente di proprietà dei governi”, ha evidenziato Nagel, spiegando come ciò faccia “prevalere interessi locali”. È la ragione per cui esponenti politici si dicono favorevoli, in generale, alle fusioni tra banche, ma quando ad esempio si chiede la dismissione di una partecipazione pubblica l’impressione che danno è che sia “meglio trovare una soluzione nazionale piuttosto che una soluzione transfrontaliera”, ha detto Nagel. Ci sono poi questioni tecniche e regolamentari che il CEO di Mediobanca ritiene debbano essere riconsiderate. “In un momento di tassi di interesse più alti” – ha affermato Alberto Nagel – “hai attività a lunga scadenza che devono essere svalutate quando si tratta di contabilità di fusione, mentre le passività non saranno rivalutate”. Anche il buffer delle G-sib (le banche che rientrano nella lista degli istituti di importanza sistemica a livello globale, sottoposte ai requisiti di patrimonializzazione più stringenti, ndr) può rappresentare una barriera per le aggregazioni, ha commentato Nagel, segnalando che “ci sono alcune grandi banche in Europa, ma che non sono grandi banche in realtà a livello mondiale, per le quali il buffer delle G-sib è troppo alto”, fattore che dovrebbe spingere a “ripensare a quel buffer G-SII anche in relazione all’AT1 (Additional Tier 1, famiglia di titoli obbligazionari del capitale bancario che sono convertibili in azioni, ndr)”.
Alberto Nagel guidato Mediobanca in opa ostili di primo piano tra banche europee
“Per mano del suo amministratore delegato, Alberto Nagel” – ha scritto Expansión, quotidiano finanziario spagnolo – “Mediobanca ha accumulato una vasta esperienza da advisor nelle operazioni bancarie in Europa”. L’offerta pubblica di scambio ostile di BBVA su Banco Sabadell annunciata lo scorso maggio, con cui la banca offerente mette sul piatto uno scambio di azioni dal controvalore totale di oltre 12 miliardi di euro, fa seguito ad altre operazioni di rilievo nel settore bancario che hanno avuto in comune la regia di Mediobanca. Un caso citato dalla stampa internazionale per descrivere l’impatto di una possibile fusione tra BBVA e Banco Sabadell è quello dell’opas ostile che, andata a segno nel 2020 con l’acquisizione totalitaria di UBI Banca, ha reso Intesa San Paolo la maggiore banca commerciale italiana. L’istituto guidato da Alberto Nagel ha avuto un ruolo chiave in quell’operazione così come, pochi mesi più tardi, in una delle rare transazioni cross-border nel mercato europeo, quella che ha permesso al gruppo francese Crédit Agricole, che rientra tra i primi dieci a livello europeo, di inglobare il Credito Valtellinese sempre attraverso un’opa ostile. Nel ruolo di advisor Mediobanca ha contribuito al consolidamento bancario, a livello nazionale, anche assistendo la spagnola Unicaja nell’aggregazione con Liberbank (opa conclusa a luglio 2021) e celebrando in Italia le nozze di Banca Carige con BPER Banca, che nel settembre 2022 ha consolidato con quell’acquisizione il quarto posto tra le banche commerciali italiane. L’operazione monstre proposta da BBVA per la fusione con Banco Sabadell è oggi al vaglio della Banca Centrale Europea, pur avendo suscitato la forte contrarietà del governo spagnolo. Dopo il via libera di Francoforte toccherà agli azionisti di Banco Sabadell scegliere se consegnare le proprie azioni in cambio di quelle BBVA. L’adesione della maggioranza del capitale aprirebbe la strada a una fusione trasformativa per il settore bancario dell’eurozona, portando potenzialmente gli attivi del gruppo basco a oltre di 1.000 miliardi di dollari e facendone la terza banca dell’eurozona per capitalizzazione.