La crisi di Air Italy sembra ancora lontana dal trovare una soluzione. Per ora l’unica cosa certa è che più di un migliaio di persone (e di famiglie) si sono ritrovate improvvisamente senza lavoro, avvisate con una semplice mail, e che la società si avvia verso una dolorosa liquidazione. Proviamo a fare il punto.
Ve la ricordate la compagnia aerea Meridiana? Ecco, parte tutto da lì. Oggi Air Italy, che ne ha raccolto la storia, è una piccola compagnia aerea con un fatturato modesto, utili lontanissimi e l’esposizione debitoria peggiore dell’ultimo decennio.
Una storia costellata da piani industriali di rilancio annunciati e che non si sono mai realizzati. 15 anni di assistenzialismo, di annunci, di accordi sindacali imposti più che mediati e di centinaia di licenziamenti oltre alla mediazione (al ribasso) per garantire l’ingresso di un asset straniero che è riuscito addirittura a fare peggio dei suoi predecessori.
Air Italy si proponeva di dettare legge nel trasporto aereo mondiale e oggi è una piccola realtà locale prossima all’estinzione. Come si è arrivati fino a qui?
Sul tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico nel 2016 arriva un accordo che nelle intenzioni dovrebbe mettere fine alla lunga e costosa stagione dell’assistenzialismo verso la compagnia Meridiana (ci sono stati interventi di Stato nell’agosto 2005, nel novembre 2006, nel marzo 2009, nell’agosto 2010, nel novembre 2011, in ottobre nel 2012 e nel 2013 a gennaio e a dicembre).
Nel giugno 2016, in prossimità del termine della CIGS (Il trattamento di integrazione salariale straordinario – CIGS – è una prestazione economica erogata dall’Inps per integrare o sostituire la retribuzione dei lavoratori al fine di fronteggiare le crisi dell’azienda o per consentire alla stessa di affrontare processi di ristrutturazione /riorganizzazione/ riconversione) avviene un confronto al ministero relativo agli esuberi dichiarati dalla compagnia Meridiana: l’esito dell’incontro con i sindacati è negativo.
Contestualmente veniva promossa e prolungata oltre i termini una trattativa sulla piattaforma contrattuale da adottare nell’immediato futuro in previsione dell’ingresso in società della parte qatarina (che è oggi proprietaria di Air Italy).
La fusione con la partecipata Air Italy, utilizzata piuttosto impropriamente per attivare un dumping aziendale “invitando” i dipendenti ex-Meridiana, attraverso il licenziamento volontario, a confluire in Air Italy perdendo contestualmente i diritti acquisiti con l’anzianità aziendale accumulata fino a quel momento, ha portato di fatto al licenziamento dei più anziani ex-Meridiana in favore dei meno anziani Air Italy.
Di fatto questa operazione ha scontentato tutti i lavoratori: gli ex Meridiana licenziati e trasferiti e con un un contratto sicuramente peggiorato e gli ex Air Italy che hanno perso con i nuovi assunti una quota di ore volate.
A farne le spese sono stati 581 licenziati (oltre ai 240 “volontari” che hanno accettato un accordo di fuoriuscita anticipata) soprattutto tra gli assistenti di volo. Quei licenziamenti sono stati giudicati illegittimi da diversi tribunali sul territorio nazionale (Busto Arsizio, Cagliari, Corte di appello di Milano) e alcuni procedimenti legali sono ancora in corso.
Il deteriorarsi delle condizioni lavorative ha successivamente portato all’uscita volontaria di altro personale: circa 100 piloti e circa 65 tecnici.
Nelle intenzioni, il rilancio della compagnia avrebbe dovuto rilanciare anche i voli su Olbia. Progetto fallito. Il licenziamento e i trasferimenti di gran parte del personale Olbiese ha impattato fortemente sull’economia del territorio gallurese eliminando con un migliaio di dipendenti un evidente volano positivo per l’economia locale.
I collegamenti della stagione invernale sono stati drasticamente diminuiti e anche quelli estivi hanno subito una drastica riduzione, fino all’impiego di due soli aeromobili a fronte degli 8/10 usati precedentemente da Meridiana. Una politica che ha lasciato spazio ai concorrenti Volotea e Easyjet.
Il ridimensionamento del piano industriale è sotto gli occhi di tutti. Si è passati dalle roboanti promesse del top management del Qatar al disfacimento odierno. In tutto questo si registrano evidenti ritardi nella consegna degli aeromobili e la fallimentare visione nel mercato a lungo raggio.
Ad oggi la flotta di Air Italy è composta da 5 aerei per il lungo raggio e 4 per il corto, dove la maggior parte dell’attività è delegata in per leasing, cioè nel noleggio di aerei comprensivi di equipaggi, di compagnie straniere, soprattutto bulgare, con standard qualitativi molto al di sotto di quelli forniti direttamente da Air Italy.
Il management di Air Italy è costituito principalmente da ex dipendenti di Qatar Airways e i risultati sono evidenti. Bellissimi gli hotel e le location delle conferenze stampa e degli eventi. Pessimi i risultati. Ora siamo qui.