Domani, sabato 20 aprile 2024, si apre a Venezia la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte curata per la prima volta, da un curatore sudamericano e precisamente dal brasiliano Adriano Pedrosa.
Tanta pittura, tanto colore, tanto amore, sono le prime sensazioni che si avvertono visitando i padiglioni di questa edizione dal titolo provocatorio “Stranieri Ovunque- Foreigners Everywhere” ovviamente non in senso stretto del termine ovvero dei clandestini che giornalmente sbarcano nel nostro paese ma anche nel senso del privato, della sessualità e della interiorità.
La manifestazione prende spunto da una serie di lavori di un collettivo francese dal nome Claire Fontaine e con sede a Palermo che già dal 2004 realizzava delle sculture con i neon che riportavano la frase “Stranieri Ovunque “in tutte le lingue del mondo. Espressione questa poi presa da un altro movimento torinese che si batteva negli anni 2000 contro il razzismo e contro la xenofobia in Italia.
Come sempre la mostra Internazionale si sviluppa tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due percorsi separati: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico.
86 sono i paesi partecipanti e tra questi la Repubblica del Benin, l’Etiopia, la Repubblica Democratica di Timor e la Repubblica unita della Tanzania.
Nel Nucleo Contemporaneo troviamo quattro tipologie di artista: quello queer, spesso isolato e tenuto ai margini della società, l’artista outsider sconosciuto o dimenticato dalle masse, l’autodidatta o artista folk popolare ed infine l’artista indigeno spesso non riconosciuto neanche nella sua terra.
In tutto ci sono 110 opere. In questo nucleo fa parte anche un interessante sezione Disobedience Archive, un progetto di Marco Scotini che dal 2005 archivia video che riguardano l’arte impegnata e politicamente attiva spesso contro il potere.
Nel Nucleo Storico del Padiglione Centrale ai Giardini prima sezione, troviamo i ritratti e le opere di 112 artisti che rappresentano la figura umana; nella seconda sezione c’è invece una sala di 34 pittori dedicata alle Astrazioni non tradizionali rispetto ai canoni europei; nella terza sezione sono collocati gli Artisti Italiani che si sono trasferiti all’estero volente o nolente e che si sono integrati con le culture di altre parti del mondo. Ne fanno parte 40 artisti.
Ci sono poi almeno 30 eventi collaterali sparsi nella città.
Sono stati anche consegnati i leoni d’oro alla carriera all’artista italo brasiliana Anna Maria Maiolino e a Nil Yalter artista turca residente a Parigi.
Arsenale
Quest’anno è stato preso veramente d’assalto con una enorme presenza di visitatori nonostante i prezzi elevati per i viaggi e per trovare un posto a dormire.
Appena arrivate interessante è l’installazione in fasce in poliestere del collettivo Mataaho collective dal titolo “Takapau”. Molto belli i lavori dell’artista Marlene Gilson e del fotografo boliviano River Claure . Fermarsi per vedere qualche video tra quelli proposti dalla sezione Disobedience Archive è decisamente un must. Proseguendo incontrerete le grandi carte geografiche dell’artista marocchina Bouchra Khalili che alla fine, tracciando otto percorsi di fuga dai propri stati da parte di immigranti, realizza otto serigrafie trasformando quei percorsi in costellazioni. Subito dopo arriverete nello spazio Italiani Ovunque, riservato ai nostri compaesani che hanno vissuto all’estero e tra questi, a parte tanti sconosciuti, troverete il grande Domenico Gnoli, Aligi Sassu, Tina Medotti e Umberto Giangrandi.
Continuando il percorso arriverete davanti ai lavori dell’artista transdisciplinare La Chola Poblete che opera con diversi strumenti e materiali nel mondo queer denunciando l’emarginazione della popolazione boliviana che vive in Argentina.
Nella stanza attigua potrete ammirare il video dell’artista messicana Ana Segovia che denuncia il machismo che influenza l’industria cinematografica.
Proseguendo interessante è anche il lavoro pittorico di Salman Toor realizzato quasi completamente in varie tonalità di verde, che rappresentano la minaccia e la violenza che stiamo vivendo.
Nell’ultima sala il video dell’artista filippino Joshua Serafin dal titolo “Void”ci porta nel futuro affrontando Il rapporto tra la religione e l’essere queer.
Uscendo nei padiglioni fronte bar troviamo quello delle arti applicate che propone il lavoro di Beatriz Milhazes che usa delle stoffe e dei tessuti provenienti da tutti i paesi del mondo. La mostra è in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra.
Molto bello anche il padiglione dell’Arabia Unita e del Benin che partecipa per la prima volta.
Finalmente arrivo al Padiglione Italiano. Lo scorso anno ricorderete le feroci polemiche sul lavoro dell’artista Gian Maria Tosatti.
Venne contestato il suo modo di fare arte. Il suo lavoro dal titolo “Storia di una notte e destino delle comete” da una parte della critica non fu gradito. La sua idea di ricostruire una fabbrica dismessa negli anni Settanta con tanto di polvere fece scalpore. Ma quest’anno diversi padiglioni alla Biennale Giardini evidentemente si sono ispirati a lui, vedi quello della Serbia e quello della Germania. Quest’anno sotto la curatela di Luca Cerizza potrete vedere il lavoro sempre di un solo artista che si chiama Massimo Bartolini con Caterina Barbieri, Gavin Bryars e Kali Malone dal titolo “Due qui/To Hear.
L’opera consiste in un percorso sonoro dove è possibile ascoltarsi ed ascoltare l’altro. Anche in questo caso i pareri del pubblico sono stati discordanti. Camminare in una grande sala riempita con una enorme struttura di tubi innocenti ed accompagnati da una musica ascetica è sicuramente un’esperienza sensoriale notevole. A voi l’ardua sentenza.
Biennale Giardini
Anche quest’anno file oceaniche hanno accompagnato questi giorni di inaugurazioni. Non sono riuscito a vedere il padiglione dell’Egitto perché’ proiettavano un video lungo e la fila era oceanica.
Chiusi quello della Russia e di Israele che ha deciso questa forma di protesta per gli ostaggi che il capo palestinese Hamas non ha ancora liberato.
Molte le proteste da parte delle organizzazioni pro-Palestina. Una si è verificata in mia presenza durante la presentazione del padiglione tedesco che mi è parso uno dei migliori di tutta la rassegna. Infatti, l’opera “Thresholds” gli artisti riflettono sul concetto di soglia tra quanto è accaduto e quanto deve accadere.
L’artista Yael Bartana nel primo scenario ci parla di un presente catastrofico mentre l’altro intervento di Ersan Mondtag ci fa rivivere il passato nella casa con suo nonno nella Germania dell’est. È stato veramente emozionante vivere la sua vita con degli attori che si muovevano in quella umile casa ricostruita per l’occasione. Mi è sembrato come entrare di persona in un’opera di Bill Viola. L’unica critica è che nonostante le file infinite per entrare nel padiglione poche persone sono riuscite e vedere e a vivere questa bella esperienza.
Non Perdetevi il coloratissimo Padiglione americano che per la prima volta nella storia presenta un artista indiano e cioè Jeffrey Gibson. Il suo lavoro, coloratissimo, mette in risalto le contraddizioni della cultura dominante che discrimina quella indigena e quella queer. La sua location è quasi un Pride nel mondo dell’arte e ovviamente anche in questo caso lunghe attese per entrare estreme ed estenuanti.
Altro padiglione interessante è quello della Svizzera dove un artista svizzero – brasiliano, Guerreiro do Divino Amor, ironizza sul mercato e sulla propaganda del mondo capitalista. Da non perdere il suo video dal titolo “Roma Talismano”, una divertente parodia di Roma in chiave queer con una presa per i fondelli della Meloni.
Meritano una visita anche la Spagna, L’Olanda, l’Inghilterra, la Francia , il padiglione Venezia con i lavori degli artisti Pietro Ruffo e Vittorio Marella giovane artista veneto quest’ultimo che sta esponendo in una bella mostra personale a palazzo Merulana a Roma, la Serbia che propone una variante Tosatti e l’Australia. Buona visione.
(Foto Fabio Milani)